The Capri Times

Pino Sondelli

Текст: Caterina Marina Anselmo
Фото: Наталья Галкина Нови
Октябрь, 2020

Il primo “Festival della cultura russa” , che si terrà a giugno 2021 tra Napoli, Pompei e Capua , è il “ filo rosso “ che lega alcune delle nostre interviste e ci ha guidati fino al suo Direttore  Artistico : Pino Sondelli, docente, autore, regista,  Direttore di Dipartimento presso l'Accademia  delle Belle Arti di Nola ( Na). L’infanzia, i giochi con i coetanei, i libri, gli anni ’60 e la passione per la musica, gli anni ’70 e successivi, la fotografia, la regia, gli anni ’90 e il nuovo ruolo che lo vede impegnato come docente nel contatto con gli studenti: tante passioni, tanto impegno, tante emozioni. 

L’incontro con l’Art director avviene a Napoli, lungo la Passeggiata Colonna, un sottopasso quasi nascosto che, tra botteghe artigianali di lusso e winefood, da Piazza Amedeo conduce a via dei Mille.

...dentro di me viveva la voglia di disegnare, ma disegnare nel senso di muovere una linea che con il tempo è diventata sempre più piacevole con il dipingere
Direttore Sondelli, in apertura del nostro incontro , trovo interessante ripercorrere alcuni punti salienti del suo percorso personale ed artistico, cominciando dal racconto breve della sua infanzia.
I miei ricordi dell'infanzia sono legati in modo particolare al disegno. Ero piccolo quando si presentò un'occasione particolare, durante il percorso della scuola elementare, nel periodo dedicato alla Pasqua. Ricordo che ci fu la possibilità di partecipare ad un concorso per la più bella immagine relativa alla festività e io mi divertii a realizzare un disegno tutto mio, molto personale, legato più che altro al pensiero ritenendo già allora che tutto ciò che si pensa può essere descritto anche visivamente. Ed il mio stesso pensiero mi indicò quale tipo di disegno realizzare per l’occasione. Ebbene, quel pensiero che riuscii a combinare su quel piccolo foglio mi permise di vincere il primo premio. Fu quel riconoscimento di vincere il primo premio che fece scattare dentro di me sempre di più la voglia di disegnare e che di seguito, fu più piacevole con il dipingere quadri, il che mi permise di far venire fuori le mie proprie emozioni, una propria interiorità che è quella che spinge la creatività.
Un bel ricordo della sua adolescenza….
Il ricordo più “intenso” è un ricordo piacevole per me che porta, contemporaneamente, un po' di tristezza.
Ero piccolino, avevo circa otto anni, e quando andavo passeggiare sul lungomare, mi dispiaceva vedere i molti ragazzini che viaggiavano “attaccandosi al tram”. E’un fenomeno della” Napoli che fu” del quale esistono molte foto storiche e si tratta di immagini che ancora oggi mi dispiace vedere. Io, temendo che cadessero, mi avvicinavo a loro cercando di far capire il rischio che correvano, di cadere e farsi male e cercavo di aiutarli per farli scendere. Questo tentativo di aiuto fu invece riferito alla mia famiglia in maniera errata, riportando che fossi anche io ad appendermi al tram con gli altri. Questo, per me, fu molto brutto perché si trattò di una confusione che ha generato giudizio verso una persona e le sue azioni. Ero piccolo ma già a quella età uscì fuori che in me, forse, c'è troppo ma veramente troppo altruismo!
Pino Sondelli comincia a formarsi artisticamente durante la “Beat generation”. Cosa ha lasciato in lei il fenomeno culturale che lo accompagnava?
È stato per me un periodo straordinario, di crescita psicofisica ma anche di conoscenza e di incontri con varie culture. Ho avuto il piacere e la gioia di girare quasi tre quarti di mondo viaggiando e suonando con gruppi musicali. Avevo Infatti imparato a suonare, oltre al basso, anche il violoncello con il maestro Eugenio Salvatore dell'orchestra Scarlatti degli anni 60. Qualche volta c'è stata la possibilità di andare in luoghi totalmente sconosciuti come l'Oriente, la Persia (oggi Iran e Iraq) e l'Africa, l’India e di avere un tipo di vita totalmente particolare come ad esempio dormire nelle tende, dormire in luoghi senza un minimo di luminosità dove si dovevano individuare le persone dal suono della voce e solo da questo potevi capire chi erano coloro che passavano al tuo fianco. Sono esperienze di vita che nel tempo ti fanno crescere in modo totalmente diverso dal consueto e così é aumentato il moto interiore che ha ancora di più determinato quella parte di altruismo intrinseca in me.
Possiamo dire che lei sia stato un “beat “ e , nel caso, chiedere se lo è ancora?
Si, sono stato un figlio dei fiori. I miei capelli erano lunghi oltre le spalle. Ero uno dei cosiddetti “capelloni” ed era un piacere entrare nelle discoteche, nei sotterranei, nelle cantine ma, anche suonare nei grandi alberghi come ad esempio la grande catena degli Hilton. Un percorso di vita che mi ha dato la possibilità di conoscenza con tante culture.
Come ha vissuto , in quel periodo , la passione per la musica, il basso ed il violoncello?
L'ho “vissuta” proprio, perché anche quando incominciai a studiare da solo mi accorgevo che ogni suono, ogni accordo, esprimevano un sentimento, una interiorità straordinaria legata ai tanti pensieri che navigano nella mente… e penso che questa mia considerazione sia qualcosa che colpisce a tutti. Accade spesso che, in base al tipo di note, di armonia in ascolto, si riesce a trasformare il proprio stato d’anima del momento in un viaggio di emozioni, di gioia, di piacere, ma, anche di tristezza fino ad essere costretti ad asciugare le lacrime che scorrono sul proprio viso. Questo mio pensiero sul valore del suono è una conoscenza ottenuta grazie ad un approfondimento vissuto in prima persona fatto con un enorme studio personale. La musica, il suono, i rumori mi hanno dato, mi danno e sono certo che mi daranno sempre un senso più particolare di come percorrere una visione reale della vita .
Oggi grazie anche alle esperienze vissute in prima persona “mi sento” e sono cosciente di ciò che dico, quando insegno recitazione ai giovani futuri attori di BdS Accademy e agli allievi di Cinema e Fotografia in Accademia, a loro racconto spesso che una delle condizioni principali per poter crescere è anche quella di capire il senso ed il valore della paura.  
È fondamentale avere i contatti con la paura, proprio per imparare a combatterla. Se non ci sono le paure non si riesce mai a capire la propria forza sia esteriore che interiore e quindi indico la musica, il suono come parte integrante del nostro vivere… 
...dentro di me viveva la voglia di disegnare, ma disegnare nel senso di muovere una linea che con il tempo è diventata sempre più piacevole con il dipingere

E’ possibile citare dei “pezzi” a cui e’ “affettuosamente “ legato?
Ce ne sarebbero davvero tanti da menzionare…

Proviamo allora a menzionarne uno solo, magari il primo che viene in mente!
Il primo che viene in mente è la registrazione del primo disco realizzato con l'orchestra di Nino Soprano che, musicalmente, ha avuto il suo periodo storico negli anni ‘60. Ricordo che il giorno della registrazione in studio corrispondeva esattamente al giorno dopo il mio matrimonio ed è questo il motivo per cui ne ricordo precisamente la data...la mia prima notte d’amore trascorsa a pensare alle note e a gli accordi da suonare il giorno dopo AHAHAH! Ritornando poi alla musica, precedentemente non ho fatto nomi ma, un episodio particolare devo proprio raccontarlo. Ero in Oriente ed un amico ci aveva invitati ad andare ad ascoltare un gruppo, a suo dire, molto bravo. Era un giorno in cui noi non dovevamo suonare e quindi approfittammo della circostanza per andare ad ascoltare altri. Alla fine del concerto, ritornando in albergo, io suggerii a me stesso, al chitarrista, al batterista, ai miei colleghi musicisti, di appendere al chiodo i nostri strumenti. Praticamente quello che avevamo ascoltato erano musiche ed armonie straordinarie. Non sapevamo ancora chi avessimo ascoltato, era all’epoca il ‘68. Lo scoprimmo solo un po' di tempo dopo che, in realtà, erano i Pink Floyd.
Negli anni settanta depone gli “strumenti “per andare incontro ad una nuova “passione”: La fotografia. Ci parla del suo rapporto con l’ingrediente essenziale, la luce, e la “camera oscura…. il luogo senza tempo dove chimica e luce si fondono per trasformarsi in arte (cit.)”?
Trovo questa intervista molto “stuzzicante” nel senso che mi sta riportando a momenti straordinari della mia vita e qui ritorniamo all'infanzia. Avevo appena finito le scuole elementari e, nel periodo precedente l’inizio della Scuola Media, andavo spesso a trovare un mio caro parente che aveva in casa una “camera oscura”. Tieni presente che mi ero innamorato di quel luogo semplicemente per un motivo: era straordinario, per me, vedere un foglio bianco immerso in una vaschetta, attraversare l’acqua in essa contenuta e nel passaggio da una vaschetta all'altra vedere imprimere su di esso, l’apparizione di un’immagine. E’ stato quello il momento in cui si è sviluppata in me la sensibilità verso quest’arte. Non a caso poi mi sono diplomato nel ‘61/63 in fotografia e cinematografia. Successivamente ho avuto passaggi di studio anche con la musica e questo mi ha dato la possibilità di girare il mondo. Attualmente mi manca il Giappone dove, tra l’altro, vive uno dei miei tre figli. Ho avuto, come dicevo prima, la possibilità quindi di andare avanti ma dentro di me c’era sempre questa forte passione per l'immagine, per la costruzione dell’immagine. In seguito mi capitò un altro episodio particolare, alla nascita delle televisioni private all’inizio degli anni 70 ; Telenapoli, Canale21, Telestudio 50 e altre, un mio caro amico, Mauro Caiano, curava la regia di alcuni programmi televisivi. Un giorno a Telestudio 50 era assente un operatore e l’amico Mauro, che era a conoscenza del fatto che mi fossi diplomato in quel settore, mi convocò e mi affibbiò una telecamera sulla spalla. Fu un momento straordinario perché mettendo l'occhio alla loop scoprii un mondo fantastico perché potevo allontanare o avvicinare ciò che mi attraeva maggiormente. Ricordo bene che la trasmissione in diretta era dedicata alla cartomanzia e mi divertivo ad inquadrare la signora con le carte in mano, ad avvicinarne l’immagine, ad allontanarle… Per me fu un momento straordinario, l’inizio di un'avventura e quel giorno, invece, diventò il mio lavoro professionale perché al proprietario della televisione, l’architetto Nicola Incisetto, piacque moltissimo il mio modo di inquadrare e mi disse di ritenermi assunto! Poi con il passare degli anni e la crescita della mia passione sentivo il piacere di raccontarla anche a gli altri, iniziò cos’ per me, un nuovo percorso professionale, quello di insegnare il mondo della Settima Arte. Fu all’inizio degli anni 90 che cominciai ad assumere il ruolo di docente, nel 1991 venni chiamato a Nocera Inferiore (Sa), presso l’istituto Nazionale delle Comunicazioni “GIUSEPPE MARRAZZO”, come docente e direttore responsabile del settore cine-televisivo al fianco dei giornalisti Enrico Mentana, Michele Cucuzza, Piero Marrazzo, Lorenza Foschini, Roberto Amen, Fabrizio Maffei. Adesso e da un pò di anni sono Direttore di dipartimento dell’ABAN Accademia Belle Arti di Nola (Na) ed insegno Cinematografia, Regia e Fotografia.
Cosa pensa della foto digitale e del mondo che la circonda?
Parlare oggi del digitale è qualcosa di straordinario ma, molto pericoloso se non ci si appropria di una buona conoscenza. L’argomento rientra in una di quelle lezioni alle quali tengo molto. Non voglio essere né un apocalittico, che vuole abbattere l’evoluzione tecnologica, né intendo esserne un entusiasta al cento per cento ma, ci sono dei motivi, delle situazioni molto particolari nei quali e nelle quali le nuove generazioni vengono trascinate più dal mezzo tecnologico che non da quella che è la parte artistica della fotografia. Quindi il digitale ben venga, anzi benissimo che sia arrivato però è fondamentale capire che significa il termine digitale. Se è legato solo al mezzo tecnico, perché l'immagine la puoi costruire in una frazione di secondo, allora questo aspetto di crescita e quindi di evoluzione del digitale diventa un apporto che fa perdere la sensibilità artistica. Quindi, nelle tante lezioni che faccio, al di là di insegnare l'aspetto tecnico, sottolineo, principalmente, il valore della camera oscura cercando di far capire invece che cosa significhi guardare, percepire e trasmettere la sensibilità di chi ha scattato la fotografia. C'è una lettura, oserei dire quasi psicanalitica di quella che può essere un'immagine. Io mi impegno tanto per per convincerli a diventare padroni del mezzo digitale e non schiavi della tecnologia.
Nel suo continuo evolversi, alla fotografia “affianca”, se lei è d’accordo con questa espressione, la macchina da presa e ad essa la regia ed il cinema . Com’è Pino Sondelli alla “regia”? 
Questo occorrerebbe chiederlo agli attori che hanno collaborato nelle mie realizzazioni filmiche, o anche ai miei allievi che studiano Cinematografia e Regia con me. Tuttavia mi permetto di descrivere semplicemente il mio pensiero su quale dovrebbe essere il lavoro artistico di un regista. Un regista deve saper raccontare una sequenza di immagini e deve dirigerle per ottenere un valido “concerto scenico”, nello stresso modo con il quale un direttore d’orchestra dirige un concerto musicale con i tanti strumenti in scena, ma, io come regista, definisco il concerto scenico una “costruzione emozionale”. da trasmessa agli altri. Io dico sempre ai miei ragazzi che è importante non imparare a recitare ma imparare ad essere un “Bugiardo Onesto”, intendendo dire che gli attori nel cinema, quello vero, devono spogliarsi del proprio essere psicofisico e trasformarsi con la mente e con il movimento del corpo in quelli nei quali dovranno, poi, essere i personaggi, i protagonisti della storia da raccontare.
Quasi inevitabile riferimento, il cinema …dai Fratelli Lumière alla grafica computerizzata. Anche per il cinema, come precedentemente per la fotografia, le chiedo le sue opinioni e considerazioni sull’uso della tecnologia nel campo cinematografico.
Ritornando un po' a quello che ci siamo detti prima sul concetto e sulla valutazione del digitale, la tecnologia è un processo legato al progresso della comunicazione, alla continua evoluzione della comunicazione. In origine la comunicazione di Platone era soltanto la parola, oggi che dopo la chirografica, la tipografia e quella elettronica, siamo arrivati alla quinta cultura della comunicazione, quella digitale, ed è in quest’ultima che, una mia folle pensiero mi spinge a credere che si sta arrivando al punto che nei futuri anni a venire, non esisterà più la parola, perché, sempre come una mia folle considerazione, credo che attraverso questa continua e veloce evoluzione tecnologica, se verrà usata nel modo sbagliato, creerà proprio per la velocità dei mezzi tecnologici una enorme confusione tale da condizionare i neurotrasmettitori a fare “filone “ e non costruire più parole da esprimere tra esseri umani... Tranquilla, sarò un folle ma non mi sento un pazzo. AHAHAH!
Oggi c'è veramente il rischio che la velocità dei mezzi tecnici ci spinga a correre sempre di più, anche nel decidere le cose, il più delle volte non si riesce neanche a ragionare su ciò che si deve fare o che si sta facendo. Questo diventa un handicap per i due emisferi cerebrali che ricevono le informazioni determinando, per le nuove generazioni, il rischio di non riuscire più ad elaborare un'emozione attraverso la trasmissione delle immagini. Anche il raccontare diventa veloce e, in tal modo, non si permette alla propria interiorità di emozionarsi. Quindi bisogna elaborare bene Il concetto di velocità e nel “nuovo” cinema è così: si corre troppo con le immagini.
Musica, fotografia, cinema: Varie forme artistiche che nascono dalle emozioni e vivono con esse e per esse. Quali moti hanno determinato le sue scelte o sono scaturiti da essi? Come li vive oggi?
Oggi le vivo in maniera più intensa perché mi porto dietro un background pieno di situazioni che ho potuto vivere durante anni di lavoro .Aver lavorato tanti anni per la televisione, essere entrato nel mondo della comunicazione poi con la fase giornalistica ,mi ha permesso di capire tanto di ciò che ci circonda .E’ chiaro che più si riesce a percepire il mondo che ci circonda più si riesce ad entrare nelle emozioni e personalizzarle .Quindi ,in base a quello che si riesce a personalizzare più aumenta la capacità di vivere in questo mondo. E’ un po' sofisticato questo mio modo di raccontare però è legato alla mia grande esperienza. 
Oggi le vivo in maniera più intensa perché mi porto dietro un background pieno di situazioni che ho potuto vivere ...
La sua padronanza e competenza artistica è convogliata anche in un contesto “didattico”. Docente e Direttore di Dipartimento di  Cinematografia, Regia e Fotografia presso ABAN. Riflessioni sull’esperienza. 
L'esperienza con l'accademia è un'esperienza bellissima per due motivi: uno perché paradossalmente puoi esprimere te stesso oltre a quello che sono gli studi che bisogna portare avanti, ma la cosa che più mi affascina è che durante l'insegnamento, che io chiamo dialogare con i ragazzi, essi percepiscono le verità e quello che tu stai raccontando. Ti guardano con intensità e ti danno una enorme energia. Quindi io vivo con l'energia dei giovani perché io dò anima e corpo a loro per far capire che cosa significa la passione per la “settima arte”.

Come si relaziona con i suoi studenti?
Io non desidero insegnare ma, amo raccontare ai giovani come ogni soggetto, ogni oggetto, tutto ciò che si presenta alla nostra visione può essere guardata in modo diverso, per scoprire e raccogliere altre verità, altre emozioni sulle tante cose che ci circondano. Io spero di non farmi troppi nemici ma, quando ci si trova di fronte a tanti ragazzi che vengono per apprendere e vogliono imparare non si può essere“falsi”. Questo è il rischio che si corre spesso perché c'è un po' di falsità su quello che è il significato vero dell'insegnamento. Io non insegno solo ciò che riesco a leggere dai libri ma, oltre a quello cerco di raccontare quelle che sono state le mie esperienze perché su di esse ci ho lavorato molto per tirar fuori l'essenza della verità. 
La città di Nola e l’Accademia offrono percorsi artistici a visitatori e turisti?
È in programma. In questo momento disponiamo solo di un percorso di studio, tuttavia siamo in attesa di una risposta per poter approfondire di più questo argomento. 
E veniamo all’evento citato in apertura, il primo “Festival della cultura russa” di cui è Direttore Artistico. Ricordiamo che si svolgerà a Giugno 2021. Una “sei giorni” che vedrà coinvolte Napoli, Pompei e Capua. Il valore del Festival in questo momento difficile per la cultura ed il turismo.
A me dispiace tanto che questo nemico, il Covid 19, sia venuto a scocciare le anime di noi umani! Era ed è un momento straordinario per il Festival e colgo l’occasione per citare gli entusiasti componenti del gruppo. Abbiamo l’organizzatrice la straordinaria Svetlana Nesterenko, rappresentante ufficiale del Centro dei Festival, che ha avuto la straordinaria idea di crearne una edizione su cinema e cultura russa per la prima volta a Napoli. Abbiamo poi il dott. Gennaro Diodato che con grande competenza curerà l’Ottimizzazione del festival e la parte burocratica di tutto il festival, la instancabile Rosa Praticò che è addetta alle Pubbliche Relazioni e poi ci sono io che dovrò creare dei momenti interessanti e di piacere sia per l'aspetto artistico, sia per l’interesse culturale. Purtroppo questo virus nemico ha fermato un po' tutto e il Festival è rimandato al prossimo anno. Si tratterà di un un evento straordinario con la presenza di grossi artisti e una lezione sul cinema russo che è una lezione alla quale tengo molto perché, al di là degli scopritori dei fratelli Lumiere, il cinema russo può e racconta tanto tanto tanto. Il cinema vero parte dalla Russia! 
Nel 2017 un premio alla carriera…
Senza voler usare tanti aggettivi diciamo che sono uno che da 50 anni ama e non sa estraniarsi da questa settima arte. Quando è arrivata la notizia del premio da ritirare a Montecitorio io ho pensato a qualche scherzo, di nascosto, sono partito per Roma senza dirlo a nessuno, lo ricordo e lo dico sorridendo. Arrivato a destinazione, all'ingresso del Palazzo di Montecitorio, alla Guardia Giurata, alla quale mi rivolsi, mostrai la lettera di convocazione, riferendo che di certo qualcuno si era sbagliato o aveva voluto scherzare, e che la missiva non era sicuramente per me. Egli l’ha presa, e letta si allontanò per chiedere negli Uffici. Poco dopo ritornò, mi chiese se io fossi Pino Sondelli ed io timidamente risposi di sì. Quindi continuò dicendomi che l’unico problema stava nell’orario perché ero in anticipo, essendo prevista la manifestazione per le ore 16 e mancava ancora tempo per ricevere il mio premio alla carriera! Non era per niente uno scherzo. Ma in tanti anni ci sono stati tanti altri premi.
Ho ricevuto l'Oscar Europeo per la fotografia, un globo d’oro, ho avuto tanti riconoscimenti, tre volte sono stato premiato a Venezia, ho ricevuto omaggi e complimenti da grandissimi attori di fama mondiale ma, con una piccola nota di amarezza devo anche dire che nonostante sia rimasto da sempre nella mia città natia, non ho mai ricevuto una testimonianza di riconoscimento, un premio. Una domanda che pongo a me stesso è: Perché ho ricevuto premi sempre fuori dalla mia città? La risposta facile potrebbe essere quella che, di non essere forse ancora all’altezza per meritarmelo!? In compenso però certamente mi rifarò nella mia città nel prossimo anno come Direttore Artistico di un... Vulcano d’Arte, il primo Festival di Cinema e Cultura Russa a Napoli. Per chiudere questa piacevole intervista fatta con te , lasciami dire del regalo più straordinario che la vita mi ha donato.
Il regalo e la gioia più bella della mia vita è e lo sarà sempre la mia bellissima famiglia con moglie e tre figli. Il primo, Davide, oggi è un bravissimo e stimato direttore della fotografia, lavora nel cinema da tanti anni con serietà e ottima qualità operativa. Il secondo figlio in ordine di età, è un musicista che, andando in America circa trent’anni fa al seguito di un gruppo molto famoso, ebbe la fortuna di incontrare il mostro sacro del Concerto di Woodstock, l'ingegnere Eddy Kramer, con il quale ha collaborato alla invenzione di Francesco a costruire dei particolarissimi strumenti musicali mai fatti prima: gli F.Pedals. Poi c'è la mia terza adorata figlia, Claudia, scrittrice e autrice di programmi televisivi, che vive a Milano. Dicevo prima che la gioia più bella è rappresentata proprio da tutti loro. Nel mio percorso sono stato accompagnato da una famiglia straordinaria, grazie anche alla mia signora moglie Anna, con la quale, quest'anno, il 28 ottobre, festeggerò il cinquantesimo anniversario di matrimonio. Quindi questo è un anno per me molto particolare, a dispetto del Covid, perché rappresenta i miei cinquant’anni anni di attività ed i cinquant’anni di matrimonio e di amore sempre con la stessa persona. Viva la Vita.

Emozioni in “rosa” concludono il nostro incontro!

Lo staff di “Thecapritimes” ringrazia il Direttore Artistico del primo Festival della cultura russa Pino Sondelli e la sua organizzatrice Svetlana Nesterenko, per aver contribuito alla realizzazione di questo servizio. Ci salutiamo per rivederci in occasione della manifestazione per “arricchire” l’offerta informativa e divulgativa, presso i lettori, riguardo uno dei più prestigiosi eventi russi in Italia. Per l’occasione Pino Sondelli realizzerà un docufilm all’interno del quale prevede anche la nostra presenza, ufficializzando, in tal modo, il nostro coinvolgimento.

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