Esploriamo il laboratorio: il luogo, lo spazio, il tempo, i materiali, le creazioni, che vengono elaborate attraverso una metodologia di lavoro innovativa e sostenibile.
Come puoi vedere nel mio laboratorio il caos racconta tutto e il primo impatto fa già capire che si tratta di un luogo che ha vissuto, dove vi sono contenuti tutti gli elementi che rappresentano il mio quotidiano, da un semplice martello ad uno strumento tecnologico, a qualcosa anche di più insensato che pure fa parte di un ciclo produttivo. Puoi vedere esempi di pittura, colori, pennelli, ceramica, tutto ciò che appartiene al mondo espressivo che non sia la parola. Per me si tratta di raccontarsi non con la parola ma con la materia. E’ un luogo dove tento di chiarire dubbi e chiarire alcune incertezze legate anche al tempo che viviamo. Un input, in particolare, me lo ha fornito mia figlia Angelica, una mattina, chiedendomi: “Papà, ma chi fa l’uovo?”
Questa domanda ha fatto scattare in me un campanello di allarme nel pensare che una bambina non conosceva le origini dell'uovo, nulla della catena alimentare, niente dell’origine della vita, abituati come siamo al Supermercato laddove troviamo già tutto confezionato senza preoccuparci della provenienza di quello che acquistiamo. Così mi sono trovato di fronte a questo dilemma e cioè come raccontare ai miei figli la mia infanzia e la differenza con la loro. Così è nata per gioco questa produzione di animali di cui puoi vedere qualche esemplare qui in laboratorio. E’ una produzione che ho chiamato “bestiario O.G.M.” in cui attrezzi di uso quotidiano, che possedevo già da quando, ancora bambino, giocavo nel giardino del nonno dove erano collocate anche delle stalle, si sono trasformati in animali, con l'intento di raccontare ironicamente le differenze generazionali. Qui intorno si può vedere il “pesce palla”, nato dalla fusione di una damigiana di vetro da cinque litri con elementi di ceramica. Ripropongo la trasparenza del pesce, che ironicamente mette in dubbio la sua stessa trasparenza, chiamandosi pesce palla, in un dialetto, come il napoletano, in cui il termine “palla” assume il significato di “Balla-bugia”. Anche nel pesce-palla che vive nel mare vedo un collegamento, in chiave ironica, tra tutto ciò che è reale e virtuale. Lassù poi vediamo una lumaca, creata dalla molla di saracinesca di un garage in disuso, che ho trasformato nel guscio di una lumaca e che ho chiamato “escargotrage”, da escargot ( lumaca, in francese, e garage) quindi lumaca-garage che porta in sè un senso di sicurezza, di casa, di rifugio, anche se nel nostro tempo il garage racconta anche i limiti della civiltà, perché altro non è che la rappresentazione di un modo per proteggere e per proteggersi da eventuali incursori che è anche quello che rovina l’estetica, la naturalezza che dovrebbe appartenere all’essere civili.
Attaccato al soffitto puoi vedere l’opera intitolata il “pesce -sega”. Trattasi di una sega da boscaiolo che ho trasformato in un pesce sega. Anche gli asinelli che vedi in alto sono stati realizzati in maniera inconsueta. Il capo è costituito da una testa di martello ed i chiodi da maniscalco ne formano la criniera. Ai lati dell’asinello puoi osservare dei setacci, dei filtrini, che fungono da gerla. Il bestiario racconta la mia infanzia ed in questo cerco di far capire che cosa il progresso ci ha propinato fino ad oggi. Il mio scopo è riportare nei miei racconti attuali sul progresso, un pò di verità che spesso è quella che ci sfugge.