The Capri Times




























Michail Talalay

...sulle tracce di uno scrittore “in fuga da se stesso”

  • Michail Talalay 
  • Caterina Marina Anselmo 
  • Foto Natalya Galkina Novi
Dicembre, 2022
Michail Talalay, lo storico-scrittore-collaboratore della nostra rivista, la cui competenza non necessita  di ulteriori  presentazioni, si trova in costa d’Amalfi nei primi giorni di dicembre in occasione di due notevoli eventi: i festeggiamenti ortodossi in onore di S. Andrea in Amalfi di cui abbiamo già parlato nel precedente articolo e la presentazione del volume “Essad Bey - Un genio in fuga da sé stesso” da lui ideato e curato. Per la stesura dell’opera Michail ha collaborato con vari studiosi per ricordare lo scrittore che ha trascorso i suoi ultimi anni di vita in Positano, dove è sepolto nel cimitero locale.
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D: Michail, chi è Essad Bey… “L’uomo in fuga da sé stesso” e perché?
La tua è una domanda che provoca entusiasmo perché trattasi di uno scrittore la cui identità finora è rimasta poco conosciuta. Lui stesso la nascondeva inventandola e reinventandola in relazione a fatti ed eventi. Durante il corso della sua vita ha avuto varie generalità ed in ognuna di esse è stato sempre uno scrittore di successo. Già negli anni trenta, giovanissimo, aveva scritto circa una quindicina libri tradotti in tutte le lingue europee ed è stato autore di vari bestseller firmati sempre come Essad Bey. Componeva i suoi testi in tedesco poi la finzione dipendeva dal libro che di volta in volta realizzava. Quando fu pubblicato il suo libro su Nicola II Imperatore di Russia, finse di essere un russo. Quando ha scritto un libro su Stalin ha affermato di essere un georgiano. Quando è stato pubblicato il libro sul petrolio in Caucaso si è presentato come azerbaigiano e poi come turco e come un principe arabo. In queste varie identità che si sono susseguite l’elemento sicuro è che era uno scrittore di talento, diventato famoso anche per ilromanzo “Alì e Nino” scritto e pubblicato in tedesco nel 1937 e che è diventato un bestseller mondiale. Recentemente è stato ripubblicato in tutte le lingue ed ha avuto diffusione in modo particolare nel mondo anglosassone e tedesco.
Nel 2016 dal libro è stato tratto un film che è considerato come un “Dottor Zivago” caucasico. Narra la storia d’amore tra Alì, un ragazzo musulmano di Baku, e Nino (o Nina), una ragazza georgiana cristiano-ortodossa coinvolti in un amore impossibile per la diversità di religione e per i diversi clan a cui appartengono: una specie di Romeo e Giulietta del Novecento Caucasico.
Sullo sfondo, la splendida descrizione di Baku all'inizio del secolo scorso, una città ricca di cultura, di petrolio e soldi. Poi arriva la Rivoluzione con l'Armata rossa e Alì si trova a combattere per difendere l’indipendenza dell’Azerbaijan ma incontra la morte ed allora non si tratta solo di una storia d’amore ma di un romanzo anche tragico.




Ripeto, il racconto, uscito nel 1937 in tedesco è stato poi tradotto in inglese, turco, tedesco, azerbaigiano, francese e recentemente anche in russo. In Russia, tuttavia, non è ancora molto conosciuto mentre in Azerbaijan è un autore cult, sulla sua figura sono stati scritti tanti libri e gli vengono dedicati molti convegni. Inoltre esiste un dibattito molto forte intorno alla domanda “Chi è Essad Bey?”. Perché questo romanzo “Alì e Nina” non è stato pubblicato a nome di Essad Bey ma con il nuovo pseudonimo di Kurban Said ed ancora oggi non sappiamo con precisione chi era Kurban Said, ma maggior parte degli studiosi crede che egli è proprio il ‘nostro’ Essad Bey.
Negli anni, attraverso varie ricerche, sono stati reperiti materiali e documenti e si è scoperto che anche Essad Bey è una specie di pseudonimo di un cittadino dell’Impero russo, il cui vero nome era Lev Nussimbaum, nato a Kiev e non a Baku. Sono stati trovati e consultati registri dai quali si è evinto chiaramente che Lev è nato proprio in Ucraina nel 1905 e solo successivamente si è trasferito a Baku con la sua famiglia. Suo padre era un ricco petroliere che girava attraverso l'Impero russo per i suoi affari, tra Georgia, Lituania, Ucraina. Del ricco genitore conosciamo anche il nome, Abramo, quindi Lev Abramovič Nussimbaum è di una chiara origine ebreo russa con forte background di cultura caucasica. Cresciuto in Azerbaijan, amava quella terra ed allo scoppio della Rivoluzione, egli, ancora ragazzo, e con il padre (la madre morte suicida prima) si rifugia in occidente, a Istanbul, poi Roma ed in seguito a Berlino.
In Germania il giovane Lev decide di diventare musulmano che è un accadimento rarissimo per un ebreo quindi si reca alla cappella musulmana islamica dell’ambasciata turca, dove ha appreso l’Islam ed è diventato Essad Bey. Si pensa che sia uno pseudonimo ma in realtà Essad in turco significa leone, come pure in russo Lev significa leone, mentre Bey è una particella nobile per l’aristocrazia orientale. Lo stesso accade quando mi trovo in Azerbaijan: vengo chiamato Michail Bey da parte dei miei colleghi caucasici.
Ma torniamo al nostro autore. A Berlino, in quel periodo, si viveva un momento interessantissimo per la cultura. Preciso che siamo all’epoca della Repubblica di Weimar, negli аnni ’20, quando le idee erano tante e nell’ambiente internazionale berlinese diventò amico della colonia russa perché ne frequentava le scuole insieme alle sorelle di Boris Pasternak, a Vladimir Nabokov, oltre a frequentare vari circoli per cui possiamo dire che la sua era un’appartenenza alla cultura russa.
Fu invitato, tuttavia, dai giornali tedeschi come esperto sul Caucaso e, se pensiamo che ha cominciato a scrivere libri anche prima dei venticinque anni, esperto lo era fortemente. Qui era la sua genialità perché ha cominciato a lavorare subito su argomenti che prima di lui nessuno aveva toccato, sconosciuti in Europa, come ad esempio il petrolio. Il suo primo libro “Petrolio e sangue”, tratta un tema che è diventato, dopo, importantissimo.




M. Talalay
D: Essad ha scritto in pochi anni circa dieci libri, ma che cosa è successo dopo?
Successivamente è arrivato Hitler e quando i nazisti hanno scoperto che sotto le spoglie di uno scrittore musulmano si celava uno scrittore ebreo, indipendentemente dal credo musulmano che aveva abbracciato, è stato costretto a lasciare la Germania per cui è scappato in Austria, a Vienna dove ha scritto, come la maggior parte dei storici ritiene, “Alì e Nino”. Egli era perseguitato come ebreo e non poteva pubblicare con il nome di Essad Bey (che era anche Lev Nussimbaum) ed allora inventò un altro pseudonimo: Kurban Said .
Per non complicare la situazione che viveva non firmò il contratto con la casa editrice viennese ma fu sostituito da sua amica austriaca, una baronessa dal nome difficilissimo e quasi impronunciabile, Elfriede von Ehrenfels e da allora, ed ancora oggi, i proventi e le royalties sul romanzo vengono ricevuti dagli eredi della baronessa. La donna non era una scrittrice, era una giornalista e non poteva conoscere i ‘fatti’ del Caucaso per cui studiosi hanno cominciato a ricercare ed a scavare per scoprire chi potesse essere l’autore del famoso romanzo e sono convinti che si tratti di EssadBey/Lev Nussimbaum.




M. Talalay vicino alla tomba di Essad Bey a Positano (dal giornale il Quotidiano di Costiera)
D: Il 1938… un anno determinante nella vita di Essad Bey
Con il 1938 i nazisti arrivano anche a Vienna ed il nostro autore dovette scappare di nuovo e venne in Italia, prima a Roma poi in Campania, in Costiera Amalfitana e precisamente a Positano, allora un villaggio di pescatori dove la vita costava poco ed era adatta al suo nuovo stato che da autore di bestseller si era ritrovato improvvisamente povero. Le pubblicazioni erano bloccate a causa della guerra ed anche i suoi onorari in Francia, in Inghilterra, in America furono bloccati e non riusciva a recuperare. Qui in Campania è rimasto sempre con la paura di poter essere deportato come ebreo ma poi successe una “cosa molto italiana” che è quasi una leggenda ma potrebbe corrispondere alla realtà.
Quando sono arrivati i carabinieri per condurlo via, come prescrivevano le leggi razziali, lui ha chiesto: - Avete mai visto un ebreo musulmano? Loro hanno risposto di no ed ancora lo scrittore incalza: - Se non lo avete mai visto allora cosa fate qui? E dopo questa domanda retorica i carabinieri sono andati via. Lo scrittore è rimasto a Positano per alcuni anni, fino alla sua prematura scomparsa, a causa di una rara malattia genetica, a soli 36 anni. È sepolto nel locale cimitero, sotto una stele tipicamente musulmana sormontata da un turbante.
Negli ultimi anni si continua a stampare in tutto il mondo i suoi lavori sul petrolio, Stalin, Nicola II, Maometto e non solo sono sempre in circolazione e certamente, a Positano ed in Costiera Amalfitana sono molto orgogliosi di questo misterioso personaggio al punto che il mio progetto di pubblicare un libro su di lui è stato subito accolto dal Centro di Cultura e Storia Amalfitana. Non sono l’unico autore di questo libro, allo scopo ho invitato alcuni studiosi che hanno toccato diversi aspetti di questa personalità poliedrica. Insieme ai rappresentanti del Comune di Positano il 10 dicembre 2022 abbiamo deposto fiori sulla tomba di Essad Bey – nell’80° anniversario della sua morte.
Alla manifestazione hanno partecipato anche Hans-Jürgen Maurer, l’editore tedesco di Essad Bey e vari studiosi.




D: Michail, la figura di Essad Bey era già molto sentita oppure ha avuto lustro in conseguenza del volume di cui parliamo?
La figura di Essad Bey è stata molto sentita anche prima perché il suo successo attirava anche americani ed inglesi che venivano a Positano. Ricordiamo anche lo storico locale Romolo Ercolino che ha scritto un libro sulla permanenza di Essad Bey a Positano ed esiste anche una lapide a lui dedicata. Quindi Essad Bey è stato sempre un personaggio conosciuto anche se mancavano vari pezzi perché il suo mito, la sua leggenda, ancora continuano ad oscurare la realtà. Sulla lapide stradale esistente a Positano, per esempio, è scritto che è nato a Baku mentre sappiamo, invece, che è nato a Kiev.




Essad Bey a Berlino
D: Esistono informazioni sulla sua vita privata?
Essad Bey girava spesso per Berlino con un turbante intorno alla testa, come il principe arabo che in realtà non era. È stato infelicemente sposato con una poetessa tedesca di origine ebraica, figlia di un businessman americano che lo portò in quelle terre lontane ma da cui volle tornare. L’eccesso di commercializzazione tipica di quei luoghi non si addiceva al suo spirito romantico. Sono stati ritrovati alcuni scritti in cui manifesta il suo malessere a New York e la difficoltà nello scrivere perché privo di entusiasmo. In terra d’America il suo scopo era ritornare a Baku. Il matrimonio con Erika non durò a lungo e divorziarono. Durante lo scalpore che ne seguì, Erika rilasciò lunghe interviste non sempre lusinghiere sul conto dell’ex-marito riassunte in una sintetica e bruta frase “Il mio principe arabo… era in realtà un ebreo di Kiev!”




D: Secondo te, Michail, quali sono i motivi della ‘fuga” che lo ha accompagnata nella sua, seppur breve, vita?
Come nel titolo del libro “in fuga da sé stesso” non voleva essere un nato a Kiev, non voleva essere un ebreo, non voleva essere un russo, non voleva essere un azerbaigiano. In pratica, un fuggiasco eterno che voleva essere sempre qualcun altro o qualcos’altro. Egli si vedeva come un principe arabo protagonista di storie da “Mille e una notte”. A questo si aggiunge l’istinto di sopravvivenza: gli ebrei sono stati cacciati sia dai nazisti tedeschi che dai fascisti italiani.




Lëva Nussimbaum a Bakú
Con la riflessione di Michail si conclude il nostro incontro che costituisce, ancora una volta per la nostra rivista, un omaggio a chi, straniero, ha scelto l’Italia quale territorio “privilegiato” per trascorrere parte della propria vita. 
Lo staff di “The Capri Times” coglie l’occasione per ringraziare gli intervistati di questo anno 2022 ed augurare a tutti i lettori un sereno 2023.




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