The Capri Times
Падре Джерардо Чоффари

Padre Gerardo Cioffari: In tutto questo periodo ho avuto molti contatti con i russi...

Текст: Caterina Marina Anselmo
Фото: Наталья Галкина Нови
Апрель, 2020
Падре Джерард Чиоффари, родом из провинции Авеллино, родился в Калитри 1 декабря 1943 года. Доминиканский священник, лучший знаток истории духовных деяний Святителя Николая, одного из самых важных святых Русской Православной Церкви.
С помощью авторитетного ученого наш журнал стремится воздать должное великому святому.


Direttore del Centro Studi Nicolainiani, Padre Gerardo Cioffari, originario della provincia di Avellino, nasce a Calitri l'1 dicembre 1943. Sacerdote domenicano, massimo conoscitore della figura storica e spirituale di San Nicola, uno dei santi più importanti della Chiesa ortodossa russa, affronta, presso il Centro Studi Nicolainiano, le tematiche relative al Santo : dalla letteratura all'arte, dalla liturgia alla musica, passando per il folklore.

Attraverso la figura dell'autorevole studioso, il nostro giornale On Line , intende rendere omaggio al Santo che, nato presumibilmente a Patara in Licia il 15 Marzo 270 , diventato vescovo di Myra, antica città ellenica nella Licia dell'Asia Minore, attualmente corrispondente alla Turchia, è venerato oggi a Bari, ove sono conservate le spoglie .

Mio padre amava i santi, ma non i preti. In casa c'erano diverse riviste anticlericali, e fu in questa atmosfera che mi trasmise l'interesse per la Russia. Ricordo la lettura di un romanzo popolare a dispense, dal titolo "Sonia", che aveva tra i protagonisti anarchici russi come Bakunin...

  • Padre Gerardo, lei nasce durante la seconda guerra mondiale in un paese dell'Irpinia.Ci potrebbe raccontare qualche episodio della sua infanzia, ricordato o rivissuto attraverso il racconto di altri , che caratterizzava la vita dei bambini in quei tempi
I miei ricordi sono molto confusi e mi restano solo fugaci immagini dell'infanzia. Mia madre era una contadina e da piccolo mi portava con sé in campagna. Spesso a curarsi di me era mia sorella Maria, di 15 anni più grande di me. Crescevo come tutti i bambini di un paese di montagna, anche se si trattava di una collina di 600 metri. Mio padre faceva il "corriere" e quasi ogni giorno raggiungeva Avellino, centro amministrativo della provincia, ove espletava documenti che la gente semplice del paese aveva difficoltà persino a capire. Gli unici regali da me ricevuti, a parte una trottola, sono stati dei libri illustrati di racconti storici. Mio padre amava i santi, ma non i preti. In casa c'erano diverse riviste anticlericali, e fu in questa atmosfera che mi trasmise l'interesse per la Russia. Ricordo la lettura di un romanzo popolare a dispense, dal titolo "Sonia", che aveva tra i protagonisti anarchici russi come Bakunin, visti come eroi di giustizia Ma dato che a Calitri vi erano diversi padri domenicani ed io ammiravo queste figure in abito bianco e nero, il fatto che si trattasse di gente molto istruita ammorbidiva anche l'anticlericalismo di mio padre, e quando gli espressi l'idea di voler seguire la loro vocazione, non si oppose.


L'anno di noviziato a Bari mi ha messo in contatto con i riti orientali, ma non con San Nicola. Il primo vero contatto con lui fu a New York (1971) leggendo un articolo sul New York Times in cui degli ortodossi protestavano per la declassificazione liturgica operata dai cattolici ai danni di san Nicola nel 1969.
  • Il bambino , divenuto adulto, si orienta verso gli studi di teologia. Come nasce la scelta del percorso, rivolto in particolare alla figura storica e spirituale di San Nicola?
Anche nel campo degli studi ricordo solo i momenti chiave perché ho cambiato spesso sede. Ho cominciato a Napoli, nel seminario di Madonna dell'Arco, quindi a Bari (1960/61, l'anno di noviziato), continuando gli studi filosofici a Napoli, Pistoia, Chieti (Torino), e teologici a Roma, ove ho continuato lo studio della lingua russa (anche presso l'ambasciata sovietica), senza censure da parte dei superiori, convinti che era una fissazione di gioventù. Ero stato appena ordinato sacerdote (1970), quando i superiori decisero di incentivare i miei studi russi, chiedendomi di spostarmi dalla letteratura alla teologia. Dato che già conoscevo il francese, decisi di continuare gli studi al "St Vladimir Seminary" di Crestwood Tuckahoe (NY), dove insegnavano i migliori teologi russi, Šmeman e Meyendorff. Fu quest'ultimo che mi propose una tesina sul Palamas e un approfondimento dei documenti preparatori al Concilio di Mosca del 1917. Presi così il "Master of Divinity" in Teologia ortodossa (russa). Al ritorno in Italia, abitando al Russicum, completai gli studi cattolici al Pontificio Istituto Orientale di Roma. L'anno di noviziato a Bari mi ha messo in contatto con i riti orientali, ma non con San Nicola. Il primo vero contatto con lui fu a New York (1971) leggendo un articolo sul New York Times in cui degli ortodossi protestavano per la declassificazione liturgica operata dai cattolici ai danni di san Nicola nel 1969. Quando tornai a Bari ho cercato di capire la motivazione di quella decisione della chiesa romana. Anche se non trovai documenti ufficiali, seppi che il motivo era la mancanza di documenti coevi attendibili sulla sua storicità. Il padre superiore (Damiano Bova) in occasione del IX Centenario della Traslazione (1087-1987) propose al Capitolo del convento che io scrivessi una Vita di San Nicola. Molti furono i contrari, conoscendo il mio spirito critico (poco devozionale), ma per un voto la proposta passò. E da allora gli studi nicolaiani sono diventati per me una sfida perenne. Da un lato ho eliminato gli episodi derivanti dalla Vita di un altro Nicola, e dall'altro ho relegato in un mondo a parte i miracoli e le leggende. Mi sono da allora concentrato sui pochi, ma solidi, argomenti sulla sua esistenza.





  • La Federazione russa e San Nicola oggi…..qualche riflessione dello studioso
In tutto questo periodo ho avuto molti contatti con i russi dell'Unione Sovietica, che venivano a san Nicola o clandestinamente o in veste ufficiale (come l'astronauta Aleksej Leonov). Per tutto il "periodo sovietico" ero io ad accogliere i pellegrini, perché la chiesa russa di Bari era della Zarubežnaja Cerkov' , la quale era reticente ad accogliere devoti "sospetti". Poi ho lavorato col sindaco Simeone di Cagno Abbrescia, contribuendo a fare assegnare al Patriarcato di Mosca almeno metà (oggi è tutta) della chiesa russa di Bari. Naturalmente con i rettori "moscoviti" ho lasciato che fossero loro ad accogliere i pellegrini, pur mantenendo contatti con molti di loro. La stima che godo fra tanti russi ha fatto sì che non solo sono stato invitato per conferenze a Mosca, Kiev e San Pietroburgo, ma passando mi regalano libri o fotocopie di testi rari, come è spesso accaduto con gli Staro-obrjadcy


  • Nel mese di Maggio, la rievocazione annuale della traslazione delle reliquie , vede l'afflusso di un ingente numero di devoti e pellegrini. Quale accoglienza prevede il territorio, in modo particolare per chi giunge da terre lontane?
I Baresi sono stati sempre simpatizzanti con i pellegrini russi, e spesso si danno da fare per accoglierli bene. Purtroppo la Basilica è al centro della Città vecchia, e non ha potuto organizzarsi con alberghi e luoghi di ristoro, come avviene ad esempio quando si va da Padre Pio o a Loreto. L'unica cosa, davvero eccezionale, è che considerando i russi della nostra stessa fede (anche se con teologie diverse), il 9/22 maggio e il 6/19 dicembre noi domenicani mettiamo la Basilica a completa disposizione del Patriarcato di Mosca (magari andando noi a celebrare altrove). Non solo. Abbiamo inserito nel programma che tutti i giovedì il sacerdote russo ortodosso può celebrare la liturgia sull'altare della tomba del Santo.


  • Il 6 Dicembre, alle 4 del mattino, con l'apertura della Basilica, ha inizio una lunghissima giornata ricca di celebrazioni, appuntamenti ed eventi e che si conclude con l'accensione dell'albero di Natale che rappresenta l'inizio delle festività natalizie. Quale atmosfera si respira in città?
Come in tutta la chiesa, sia cattolica che ortodossa che protestante, il Natale è una festa di grande attrazione popolare. E dato che in queste occasioni i bambini hanno un ruolo centrale è ovvio che è molto sentito anche dai Baresi. Tuttavia, negli ultimi anni, al tradizionale alzarsi alle 4 del mattino, si è aggiunto anche l'attenzione maggiore per i bambini, con il particolare della diffusione anche qui dei Santa Claus. Tra i promotori c'è anche il mio collaboratore (in Biblioteca) Francesco, che per l'occasione gira vestito da Santa Claus per varie scuole e ospedali per bambini



  • .Ogni anno, proprio in occasione del 6 dicembre, molte scuole lavorano sulla figura di San Nicola. Egli è molto amato dai bambini non solo per i regali che reca secondo la tradizione, ma anche e soprattutto per i messaggi di bontà che ha lasciato . Potrebbe lasciare un suo pensiero per tutti i bambini d'Italia e del mondo?


. Come detto sopra anche a Bari si sta diffondendo da qualche anno l'immagine di Santa Claus. Quando mi hanno chiamato per conferenze a New York e mi obiettavano che era solo consumismo, io non mi dichiaravo d'accordo. Per me è una bella tradizione, perché invita alla bontà, e la deriva del consumismo non deve farne cancellare lo spirito autentico. Ai bambini direi: Cari bambini, san Nicola ci invita a sognare e a sognare cose belle. Non lasciatevi deviare da immagini di giochi violenti e neppure da regali solo per voi. Nicola ci ha insegnato a guardare a quelli che ci sono vicini e che soffrono. Portiamo a loro anche un po' della nostra gioia.





Ringraziamo Padre Gerardo per la disponibilità ,auspicando a breve una visita del Team di progetto "Thecapritimes.com " alla Basilica di San Nicola a Bari


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