The Capri Times











Irina Lungu... affascinante "Violetta Valery" al teatro Verdi di Salerno

  • Caterina Marina Anselmo 
  • Foto Natalya Galkina Novi
Gennaio 2025
Incontriamo il soprano russo Irina Lungu, nelle sale del Teatro Verdi di Salerno, dove il pubblico ha assistito ad una delle perfomance più amate dalla cantante. La “Traviata”…Violetta Valery prende corpo e anima in quest’opera che il Maestro Daniel Oren conduce con l’Orchestra Filarmonica ed il Coro del Teatro dell’Opera. Irina è alla sua quarta esperienza in Salerno, dove ritorna sempre con piacere, ritrovando la calorosa accoglienza e l'ottima organizzazione che le permettono di esprimere al meglio le sue emozioni e capacità vocali, in un contesto professionale di altissimo livello.




Subito dopo la rappresentazione al teatro Verdi del 26/12/2024, è comparso sui Social un tuo commento dove affermi che il personaggio di Violetta, è quello che, tra gli altri, più senti tuo.
Che cosa ti fa sentire così vicina a Violetta?

Il mio ruolo di Violetta conta quasi trecento repliche. E’ il personaggio che ho interpretato di più in assoluto durante la mia carriera e che mi ha accompagnata in tutto il mio percorso artistico, praticamente da subito, a cominciare dagli esordi. Quindi posso dire che sono cresciuta insieme a lei e la mia Violetta è cambiata nel corso degli anni. Alcune cose mi erano più vicine diciassette anni fa, alcune cose mi sono più vicine adesso. Non c’è qualcosa in particolare che mi fa sentire vicino a lei, ma io direi che mi sento in totale simbiosi con questo personaggio, soprattutto nella sua” verità “ perché Violetta è una donna incredibilmente vera. Per lei non funzionano compromessi e convenzioni sociali. Lei è semplice, nonostante la sua vita non facile. A me non piace dire la parola “prostituta", ma diciamo che nel libro lei apparteneva al “demi monde” cioè al mezzo mondo, quello che definisco di “sottobosco” in cui queste donne belle, colte, andavano a Teatro e facevano, di mestiere, le accompagnatrici degli uomini ricchi e, nonostante la sua vita, durante la quale si fa pagare per avere la sua compagnia, è una donna, anzi una ragazza, che conserva dentro di sé qualcosa di puro e intatto che aspetta solo il momento di uscire fuori, di sbocciare. Io mi sento così, un pò come Violetta e nonostante io abbia già venti anni di carriera, sento ancora dentro di me qualcosa di fanciullesco, di totalmente puro che non è ancora uscito e forse è proprio in questo che sento la simbiosi con questo personaggio.




Pensi che il sacrificio d’amore di Violetta, oggi, sia ancora possibile?

Siccome parliamo di un'epoca molto diversa dalla nostra, per fortuna direi, e che negli anni l'umanità, la società ha cambiato le sue regole, per fortuna per noi, penso che il senso del sacrificio è sempre valido ma il sacrificio si potrebbe manifestare in un altro tipo di contesto.
Sicuramente viviamo in un’ epoca di individuazione della donna e dell'essere umano e quindi difficile da paragonare però è per questo che noi viviamo e ci riteniamo fortunati che oggi non è più come allora.
Quindi penso che oggi estrapolare l'opera dal contesto storico non sarebbe giusto perché vediamo quanti passi da gigante la società ha fatto.




Pensi che le donne, oggi, siano ancora capaci di sacrificarsi cosi come Violetta, per amore?

Io penso di no e penso che sia un bene!
Ci troviamo questa sera nel periodo di transizione tra la prima rappresentazione del giorno 26 e la successiva del 28. Come ci si sente in questo periodo di attesa della seconda esibizione?

Diciamo che in un ruolo così così complicato, totalizzante, dove non ci sono mezze misure, dove non puoi risparmiarti, devi dare tutta te stessa altrimenti non funziona. E aggiungo anche che io so fare il mio mestiere solo in questo modo e che il riposo previsto, di un giorno e mezzo, è troppo poco per recuperare sia vocalmente che emotivamente. Quindi io, in questa giornata di pausa, cerco di raccogliermi il massimo possibile. Quasi non vedo le persone, cerco di parlare il meno possibile, per raccogliere le forze emotive. E’ una specie di congelamento, come un leone che si raccoglie ma pronto al balzo.




Stai dicendo che in queste giornate di pausa cerchi di fare il meno possibile, quindi la Salerno che ci circonda in questo momento non viene vissuta. Sei già stata in questa città?

Si, io sono già stata in questa città, questa è la mia quarta produzione in questo Teatro. Conosco molto bene questi luoghi, conosco molto bene la Costiera che ho visitato in una stagione un pò più mite rispetto ad ora. Anche adesso ho girato un pò però eravamo molto impegnati con le prove. L’ultima volta che sono stata qui era circa tre anni fa, in settembre, il periodo perfetto per poter visitare la costiera non troppo affollata e con pochi turisti. Quindi conosco molto bene Salerno e dintorni e mi sento particolarmente legata a questo Teatro che mi ha accolta sempre bene, dove sono stati realizzati dei progetti interessanti e sono sempre felice di ritornare. Inoltre in questa zona si mangia anche molto bene e in questo modo inganniamo un po' l'inverno.




Dopo Salerno proseguirai per ….?

Subito dopo andrò a Torino per il concerto di Capodanno in piazza San Carlo, un evento che sarà trasmesso dalla televisione. Il due gennaio già inizio le prove di scena per un debutto importantissimo per me e che sarebbe la “Norma” di Bellini, proprio nella patria del compositore, al teatro Massimo Bellini di Catania. Sono molto emozionata per questo debutto che aspettavo da tantissimi anni.
Vi è ancora qualche personaggio non ancora interpretato che rientra nei tuoi progetti?

Sicuramente si, per un ‘artista quando non ci sono più sogni e personaggi che vuoi interpretare vuol dire che è finita quindi i sogni ci sono e ci saranno sempre. Ma più che pensare ad un personaggio o un altro bisogna effettuare un discorso vocale perché un cantante, oltre ad avere il piacere di cantare un personaggio deve anche dare conto al suo strumento. Quindi io vado piano piano a vedere che cosa mi permette il mio strumento perché magari vorrei cantare “Aida” ma in questo momento il mio strumento non è in grado di cantare al meglio per quello che richiede questa parte.
Ho pensato per tantissime stagioni a “Norma“ che finalmente arriva al debutto e poi sicuramente mi piacciono ruoli belcantistici i in generale perchè sono più vicini, secondo me, alla mia indole vocale e scenica e che sono le regine donizettiane. Ho fatto Maria Stuarda, Anna Bolena e mi manca la terza, cioè Elisabetta nel “Roberto Devereux”
Poi voglio approfondire anche il legame con Verdi e le sue opere. Ho debuttato con “Simon Boccanegra” nella stagione scorsa e, nelle prossime, cercherò sicuramente un “Trovatore”, un “Otello” e vediamo come si sviluppa la mia vocalità. Sicuramente un sogno nel cassetto, che è il ruolo del mio cuore che non ho ancora cantato e non sono ancora pronta per cantarlo è “Adriana Lecouvreur”.




Mi fai capire meglio cosa intendi con l’espressione “non sono ancora pronta
vocalmente” e, a proposito di voce, come un soprano se ne prende cura?

Come prima cosa devo dire subito che il canto è una specie di atletismo, un atletismo psicomotorio e, di conseguenza, ogni cantante tratta un pò se stesso come un atleta. Ritengo che anche se si ha il talento più grande del mondo, la voce più facile del mondo, un dono della natura, con gli anni di carriera effettui una specie di atletismo con allenamento costante. Abbiamo visto molto spesso i cantanti che non reggono tanti anni di carriera proprio per questo motivi, perché i ritmi sono molto serrati adesso e quindi devi essere sempre pronta in scena. Voi mi vedete arrivare in scena, ad esempio, per questa serata ma per arrivare sul palco occorrono prima tantissime prove una dopo l’altra, poi le prove con l’orchestra e la ripetizione infinita delle stesse cose che, alla fine, stanca. Quindi, se non sei allenato con la voce, che è uno strumento molto delicato per cui devi sapere calibrare te stesso, sapere misurare quanto dare alle prove per poi conservare l'energia per le recite, non vai avanti. La voce richiede un allenamento costante, quotidiano, ma quando dico quotidiano non scherzo! Magari se sei raffreddato o stai male e non puoi cantare in voce, comunque devi allenare il fiato attraverso i vari esercizi disponibili.
Poi vi è l'allenamento muscolare e poi si deve pensare a stare bene, prendersi cura della salute perché tutto questo deve funzionare, deve reggere i viaggi, deve reggere la stanchezza, le prove, l’alzarsi presto, andare a cantare, dormire poco. Tutta la vita di un cantante deve essere totalmente dedicata allo star bene e questo prima capisci meglio è perchè magari a tanti giovani sembra tutto facile perché quando sei giovane è tutto facile, però poi bisogna capire che non sarà sempre così e quindi bisogna un po’ capitalizzare e essere sensibili per mantenere la voce sempre fresca, capire qual è il repertorio che più si addice a te, per non rovinare, per non forzare, per essere sempre stimolata da te stessa ma anche allo stesso tempo conservare, per trovare questo filo sottile che cammina in mezzo ai vulcani, alle sabbie mobili e poi sicuramente per la voce questo, ci vuole lo stare bene, allenamento quotidiano e repertorio giusto ed essere sensibile come artista e soprattutto non perdere mai l'entusiasmo. A me è successo di pensare… “Non ce la faccio più, sono vuota emotivamente dentro” però poi in qualche modo risorgi!
Se fai questo mestiere come diceva unna poetessa russa “Se potete non scrivere, non scrivete” io dico lo stesso per il canto: “se potete non cantare, non cantate”.
Perché non c'è nessun denaro, nessun tornaconto in soldi che ti ripaga in questo che è l’impegno della tua vita, un impegno totalizzzante per il quale sacrifichi altre cose. Come mio figlio del quale non ho visto tante cose della sua infanzia perché ero sempre in giro però sono felice di fare questo lavoro che per me è un privilegio, io ho lottato per avere occasione di poter sacrificare altre cose per il canto quindi forse sono anche un po’ patetica ma per me e così.




Il figlio di cui ha parlato un attimo fa…

Si chiama Andrea, ha quindici anni e va al liceo a Milano. Lui non ha nulla a che fare con la musica perché non ne poteva più già da piccolo! E’ uno di quei figli che rifiutano proprio però è bravo in matematica e segue un liceo molto tosto però speriamo bene che vada avanti.
In un articolo a te dedicato ti descrivi ….”spirito libero ormai milanese”.
Come si integra una donna russa in un contesto diverso dai luoghi di origine?

Non lo so,non ho sentito particolare difficoltà perché al mio arrivo in Italia ero molto giovane. Sono emigrata durante una delle ondate precedenti rispetto a ora e sono venuta per motivi di studio perché avevo vinto una borsa di studio all’Accademia della “Scala “e ho deciso di seguire questa possibilità, questa opportunità e sono venuta a vivere a Milano, una città della quale non mi sono subito innamorata.
Diciamo che è una città che ti cattura in seconda battuta, non in prima, però è una città che sento molto mia, che mi rispecchia che sento molto vicina a me per la sua eleganza un po’ nascosta, un po’ che non noti, non colpisce subito come Roma o Napoli, ma Milano ha un suo fascino particolare, molto sobrio.

Vivendo in questa città mi sento rispecchiata come persona. Mio figlio è nato a Milano e diciamo che è andato tutto naturalmente da sè.
Adesso non so come potrei trovarmi in un altro contesto, a questa età, a questo punto della mia vita.
Allora ero molto giovane, molto entusiasta per i miei primi impegni artistici, ero legata alla Scala, ho lavorato con il maestro Muti quasi subito, appena tre mesi dopo essere venuta a vivere a Milano e ho debuttato sul palcoscenico della Scala proprio con Muti. Quindi sono stata subito presa da questi progetti artistici molto entusiasmanti e non ho sentito particolarmente difficile questo stacco però posso dire che sento dentro di me moltissimo.
 l’dentità russa e sono molto legata a questa identità. Mi considero milanese ma non a discapito dell'identità russa che sento molto profondamente in me.
Io sono nata in Moldavia, mio nonno era moldavo, sono cresciuta in Russia centrale e quindi dentro di me sento molto profondamente l’origine della cultura russa, soprattutto attraverso e letture perché da ragazza leggevo moltissimo e ancora leggo tantissimo. Mia nonna era un’insegnante di russo e letteratura russa nella Scuola Superiore e mi ha abituato sempre a leggere, a interessarmi ai vari aspetti della cultura, all’arte, al balletto, alla musica sinfonica e quindi io mi sento molto legata alla Russia proprio attraverso questi canali e lo sono tutt’ora nonostante questi momenti molto difficili ma non rinnegherò mai la mia identità russa.




Siamo arrivati alla fine del nostro incontro e ci prepariamo anche a salutare il 2024. Cosa potresti dire ai nostri lettori, ed alle lettrici in particolare, per poter accogliere e vivere, in meglio, il 2025?

Penso che siamo d’accordo tutti nell’affermare che non viviamo tempi semplici e, nonostante questo anno difficile, sento di dire che, nonostante sia complicato, che il mio augurio a tutte è quello di essere libere e liberi.
Essere liberi è un concetto molto astratto ma nel concreto, per me, essere liberi vuol dire avere scelta e l’augurio che posso estendere a tutti è di sapere che abbiamo sempre una scelta e di lottare per avere sempre la possibilità di scegliere.
Per me, avere la possibilità di scegliere è la cosa fondamentale della vita. E io mi conquisto le possabilità di scegliere un poco ogni giorno ed in tutti i campi, sia in campo professionale che in altri campi ed è qualcosa che bisogna sempre fare soprattutto se si è persone di cultura bisogna sempre stare su questa corrente di pensiero e, in questo modo, dare speranza agli altri.




RINGRAZIAMO LA NOSTRA “Violetta” augurando a lei di potere realizzare nel corso del 2025, quanto ipotizzato per il prosieguo del suo percorso artistico e la salutiamo aspettando il suo ritorno in una delle prossime stagioni artistiche dello splendido Teatro “Giuseppe Verdi” nella bella Salerno!
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