The Capri Times












Luigi Biondo, direttore del Parco archeologico
di Segesta
Testo Caterina Marina Anselmo
Foto Natalia Galkina Novi
Settembre 2025
Luigi Biondo, formazione in Architettura, vent’anni dedicati al restauro dei beni culturali per la Soprintendenza di Trapani, gestione di notevoli interventi in edifici storici nel ruolo di direttore del Servizio Storico-Artistico, ha ricoperto ruoli istituzionali importanti quali quello di Soprintendente ad interim dei Beni Culturali di Agrigento, Direttore del Museo regionale Agostino Pepoli di Trapani, Direttore del Museo di arte moderna e contemporanea di Palermo. Nel 2022 riceve l’incarico di Direttore del Parco Archeologico di Segesta, in provincia di Trapani, di cui ci parla in questa intervista.

• Come nasce la passione di Luigi Biondo per l’architettura e per l’archeologia?
La mia passione per l’architettura nasce da ragazzo grazie alle visite scolastiche ai musei ed alle aree archeologiche nella Provincia di Trapani in Sicilia. A circa 14 anni poi, durante un viaggio a Marsiglia in Francia, visitai quasi per caso l’Unité d’Habitation una delle opere del grande architetto Le Corbusier. Lo stupore per la maestosità e la modernità di quella costruzione fecero germogliare un amore che non ho mai lasciato.
• Perché ha accettato la direzione di Segesta e che cosa significa per lei il
Parco Archeologico?
Accettare nuove sfide è stata sempre una costante del mio lavoro e della mia vita. Quelladi Segesta è stata e sarà la più complessa della mia carriera perché il Parco fa parte di un nuovo sistema regionale al quale è stata concessa una particolare autonomia amministrativa e finanziaria. Tutto questo mi carica di molte responsabilità ma anche di gratificazioni che sono arrivate grazie ad un impegno forte. Il mio lavoro è straordinario ma richiede sempre degli straordinari.

• Ci parla della   gestione del Parco dal 2022 ad oggi? Quali sono state le scelte primarie
e le principali azioni condotte in questi tre anni?
In questi anni ho cercato di leggere l’essenza di Segesta e tentato di rendere contemporaneo tutto quello che è antichissimo coinvolgendo il territorio ed i suoi abitanti.
Un Parco non vive solo di turisti occasionali ma ha bisogno di collegamenti saldi e duraturi.
Le parole chiave delle nostre attività sono state: attenzione costante e continua, motivazioni per tutti coloro che lavorano qui, servizi da accrescere e migliorare, amore per i luoghi ed innovazione nella tradizione. Abbiamo cercato di porre al centro del nostro Impegno i visitatori, le famiglie, i portatori di disabilità e gli abitanti delle comunità vicine. Il
Parco è diventato più inclusivo e più semplice da vivere. Tutti i nostri scavi archeologici sono stati fruiti con il sistema dei “cantieri aperti” e “dell’archeologia solidale” che ha accolto studenti e migranti sbarcati sulle coste della Sicilia.
• Quali sono le difficoltà maggiori che il Direttore di un Parco Archeologico
può incontrare   durante il suo mandato?
Ai primi posti della classifica delle difficoltà metterei la brevità del mandato, le dimensioni delle strutture da gestire, la burocrazia e la mancanza di risorse umane interne.
Sconfiggere i luoghi comuni rivolti ai beni culturali è compito arduo: non è vero che la cultura non produce reddito e ricchezza, non è vero che sono necessari grossi investimenti per rendere migliori i nostri luoghi, non è vero che la Sicilia non è competitiva per l’offerta culturale e turistica. Serve maggiore consapevolezza verso i valori della nostra identità.
• Che tipo di evoluzione ha caratterizzato la sua conduzione del Parco, dal 2022 ad
oggi, ed a quali risultati ha condotto?
L’evoluzione di un luogo parte da radici forti fondate sulla storia e dalla voglia di offrire nuovi orizzonti di crescita culturali ed economici. Abbiamo cercato di creare lavoro ed interesse soprattutto per i giovani che spesso cercano un futuro fuori dalla Sicilia. La
svolta più forte è stata imposta da un terribile incendio nel luglio del 2023. Oltre 200 ettari bruciati, la distruzione di tutte le strutture del posto di ristoro, delle postazioni e degli impianti di vigilanza, elettrici ed idrici, delle recinzioni e dei supporti didattici e soprattutto la percezione di una violenza gratuita verso qualcosa di veramente prezioso. La forza della
natura è stata la nuova linfa dalla quale rinascere e da quel momento è partita la voglia di di dimostrare che l’arte e la bellezza ci salvano dalla bruttezza e dalla violenza. Il Parco adesso offre strutture nuove ed efficienti, ha raggiunto record di visitatori ed incassi mai visti. Il cammino credo sia ancora lungo ma gli orizzonti sono affascinanti.
• Come interagisce con la comunità locale e l’Amministrazione?
In questi anni abbiamo costruito un rapporto molto stretto con le comunità vicine ed in particolare con Calatafimi Segesta, Erice, Salemi, Poggioreale, Custonaci e Contessa Entellina. Sono i comuni che conservano testimonianze e la memoria dell’antico popolo degli Elimi. Abbiamo collaborato con le scuole, con le comunità per gli anziani, i centri di recupero dei tessuti, i ceti artigiani, le associazioni. Insieme abbiamo realizzato laboratori didattici, istallazioni artistiche, spettacoli ed esperienze di visite guidate. Credo sia importante crescere insieme e condividere valori ed identità culturali.
• L’estate 2025, che volge quasi al termine, è stata caratterizzata da una serie di manifestazioni come il Segesta Teatro Festival e il Festival Ekklesía. Come avviene la selezione delle proposte e degli artisti? Qual è stato il riscontro dei visitatori e come è stata accolto dal pubblico il cartellone degli eventi ?
Il lavoro per costruire gli eventi è costante e continuo durante tutto l’anno e ci porta ad una programmazione che è strumento prezioso per elevare la qualità dell’offerta. Una piccola squadra di professionisti affianca il personale del Parco e costruisce, pezzo dopo pezzo, il Segesta Teatro Festival, il Festival letterario Intrecci Narrativi, il Festival Ekklesìa, il Talkin Jazz Festival ed altre occasioni che animano il nostro Parco. Abbiamo chiuso il 2025 con
dei record difficili da raggiungere: oltre 17.000 spettatori e commenti lusinghieri sui social, i media e la stampa di settore. Il Ministero della Cultura ha incrementato i punteggi di valutazione attribuiti al Segesta Teatro Festival. Gli applausi ed i sold out sono stati la manifestazione più gratificante dell’apprezzamento ai nostri sacrifici.
• Nella  stagione invernale, riferendoci al periodo da novembre a febbraio,   quale tipo di
visitatori  frequenta il sito ed il circondario e che cosa si offre  ai viaggiatori e non solo?
Il Parco Archeologico di Segesta è aperto tutti i giorni dell’anno e la percezione dei luoghi cambia a seconda delle stagioni. Il clima molto mite di questa parte della Sicilia invoglia i visitatori ad arrivare anche d’inverno quando tutto è più tranquillo ed i turisti stranieri preferiscono quel periodo all’estate. I flussi turistici, in questi anni, sono diventati più difficili da leggere, da orientare e sono più volubili. Abbiamo registrato meno presenze dall’Italia e dall’Europa del Nord e più attenzione dalle aree dell’Est europeo e dei Balcani. I costi inferiori, la quantità di luoghi e monumenti da visitare, la buona cucina hanno incentivato la
destagionalizzazione. Credo che dovremmo porre maggiore attenzione verso i lavoratori stranieri presenti in Italia e verso l’Oriente asiatico.

• Oltre ai passi già compiuti per migliorare l’accoglienza ed i servizi, quali sono i progetti
futuri per permettere ad un numero sempre più alto di visitatori, di fruire della meraviglia
dei luoghi da lei gestiti?
Abbiamo in progetto o sono in fase di realizzazione altri scavi archeologici e ricerche, il recupero di sentieri e di antiche costruzioni, di nuovi percorsi di visita, di un’area di sosta più grande ed attrezzata, di eventi per le famiglie ed i bambini, di supporti per i portatori di handicap, la realizzazione di una rete di edifici per accogliere archeologi, studenti ed artisti. L’obiettivo comune a questi progetti è quello di far conoscere e vivere il nostro territorio proponendo sempre nuove offerte.
• Cosa pensa dei siti archeologici  che caratterizzano la Regione Sicilia e, oltre a Segesta,
quale tipo di tour e destinazioni  consiglierebbe ai lettori  che scelgono di visitare la
provincia di Trapani in particolare e la Sicilia, in generale?
La Sicilia è ricchissima di testimonianze degli antichi popoli che l’hanno vissuta dalla preistoria ai giorni nostri. Il valore aggiunto di questi luoghi è spesso la simbiosi con la natura e con panorami magnifici. E’ difficile sceglierne solo alcuni ma se devo dare dei
consigli per un tour in Provincia di Trapani suggerirei, oltre a Segesta, la Grotta del Genovese nell’isola di Levanzo, Pantelleria, Selinunte, Marsala ed Erice. Volendo allargare l’orizzonte non è possibile trascurare Taormina, Siracusa, Piazza Armerina ed Agrigento. Passando dall’archeologia alle architetture e dalla storia dell’arte ai valori etnoantropologici il panorama diventa sterminato. Non perdetevi una visita a Palermo ed al suo centro storico.
• Spesso  fa riferimento alle albe e ai tramonti di Segesta. Quali emozioni muovono in lei
queste parti del giorno  vissute tra i templi ed i monumenti di questo incantevole luogo?
Gli antichi popoli cercavano con le loro costruzioni un rapporto con lo spazio, con la natura e con il tempo. A Segesta tutto questo è ancora possibile. I nostri spettacoli all’alba sono un’esperienza di vita da provare. Il buio ed il silenzio ti avvolgono e ti portano per mano lentamente verso i primi bagliori del sole che sorge sul Golfo di Castellammare. Il tramonto all’interno del Tempio o sui gradini del Teatro è quasi un rituale della luce in simbiosi con la natura spingendo lo sguardo verso il cielo e le stelle.
• Con quali parole inviterebbe i lettori a visitare la provincia di Trapani, Segesta e le sue
eccellenze?
Ci sono emozioni che non avete ancora provato, venite a provarle in Provincia di Trapani ed a Segesta!
 Ringraziamo per la disponibilità Luigi Biondo auspicando prossime e future iniziative.