The Capri Times









Giuseppe Palermo
Oltre il confine del blu
  • Caterina Marina Anselmo 
Agosto, 2024
L’estate 2024 è caratterizzata da alcuni incontri nei punti più interessanti della Costiera amalfitana, Per l’intervista di Agosto , quindi, ancora un artista presente in questi ameni luoghi. Ci troviamo sul Corso Reginna di Maiori (Sa, tra i giardini ed il Palazzo Mezzacapo, che  accolgono la mostra “Confine”, ideata e realizzata da Giuseppe Palermo, un giovane autore, nato per caso a Maiori da genitori non originari del luogo, da padre Carabiniere siciliano e madre nata in Basilicata. Residente a Roma ormai da venti anni, è rimasto sempre legato alla costiera amalfitana, laddove alterna, con la Capitale, la sua attività artistica che si esprime tra pittura e scultura.
Impegnato dall’ 1 al 31 luglio 2024 nelle sale del Palazzo sopra citato, condivide con i nostri lettori alcune riflessioni sulla sua opera e le sue inclinazioni artistiche.




Maiori
Collegiata di Santa Maria a mare ed i giardini di Palazzo Mezzacapo
Giuseppe Palermo, il contenuto di questa mostra vuole essere un viaggio sul concetto di “Confine”. Ne illustreresti brevemente le motivazioni della scelta?
Quest’anno ho proposto una mostra composta da pochi dipinti di cui la maggior parte di grosse dimensioni che parlano proprio del confine, di qualcosa che l’uomo affronta ogni giorno e volevo esprimere quest’idea attraverso un linguaggio visivo. Le situazioni riprodotte sui quadri riprendono il momento in cui l’uomo in cui si predispone al lancio per un tuffo nel quale si innesca tutto il meccanismo di bilanciamento tra il balzo necessario ed il momento stesso in cui ti lanci che è un momento dal quale non puoi tornare indietro. In pratica, come la vita che, una volta che è incominciata, bisogna sempre affrontarla con tutto quanto ti si presenta. Per tornare al tuffo, esso va eseguito con il massimo dell'equilibrio, deve essere svolto in maniera perfetta per evitare di farsi male nel momento dell’ingresso in acqua. Ed ancora mi piace far rivivere la sensazione di vuoto che i tuffatori sperimentano in nell’attimo in cui vivono la sensazione dell'assenza di tutto. Un contesto di emozioni che ho voluto riprodurre attraverso i colori de bianco e del nero. Ho preferito adoperare i “non colori” per proporre un’idea che definirei quasi “onirica” e che mi dà il senso della libertà. Ritengo, inoltre, che il bianco ed il nero risultino più utili allo scopo che mi sono prefisso e cioè conferire intensità e profondità che meglio fanno risaltare la complessità dei confini esplorati.




Come hai appena affermato, lungo le pareti presenti una serie di quadri che ritraggono tuffatori nel momento dell’azione, nell’atto preparatorio del lancio e del tuffo…
Qual è stato, invece, il momento della riflessione sul tuo lancio, del tuffo nell’arte, nella scelta del tuo percorso di vita e professionale?
In realtà prima di questo facevo tutt’altro. Ho cominciato l'Università per diventare Farmacista, poi ho fatto lo Chef per dodici anni. Ad un certo punto della vita ho cominciato ad avere dei rimorsi, nella mia mente si sono insinuati tanti “...Se…” tra cui l’idea del dipingere. Queste ipotesi mi hanno poi convinto e portato alla decisione di agire cioè dipingere. E’ accaduto anche per avere dei ricordi di quello che è stato il mio percorso, che è rappresentato da questi quadri e che nel guardarli mi fanno ripensare al passato e all'idea stessa di essere passato dalla teoria alla pratica cioè dall'idea all'azione e tutto è iniziato circa trent'anni fa quando, ahimè!, ho deciso di fare l'artista.




Che cos'è per te, oggi, essere artista e che cosa è per gli altri, per la società, per il pubblico dei visitatori? Quali sono le difficoltà che si incontrano e le soddisfazioni che se ne ricevono?
Ritengo che essere artista non è soltanto, ad esempio, il dipingere, lo scrivere, il dirigere dei film. Direi che è proprio il modo di vedere la vita attraverso modi che é difficile inquadrare attraverso gli occhi degli artisti non perché un artista veda la vita in una forma distorta ma perché la vede con il proprio modo di osservare e quindi è difficile vivere in una società come la nostra laddove tutto è apparenza, tutto è effimero rispetto ad un quadro, ad un libro che si legge. La vita è fatta di frammenti, di momenti che passano velocemente mentre l'opera d'arte, tutte le forme d'arte, durano tutta una vita o, meglio, dovrebbero durare tutta una vita. L'esperienza di essere artista oggi è un'esperienza molto difficile, soprattutto qui in Italia. Faccio un esempio:  in Francia gli artisti vengono sovvenzionati dallo Stato. Qui in Italia, invece, bisogna cavarsela da soli ed è spesso per questo motivo che viene posta la domanda classica che viene rivolta agli artisti è:

“Ma tu, di lavoro, che fai?”

A dispetto di questo, ogni artista prova comunque ad esprimere la propria arte ed il proprio sentire. Per quanto mi riguarda, diciamo che io riesco a vivere la mia quotidianità perché, oltre alla pittura, svolgo anche altre attività. Lavoro la ceramica sia a Romache in Costiera Amalfitana. In un laboratorio, il FES, qui vicino, a Minori, che gestisco insieme a Marco, che ne è il vero proprietario, ci occupiamo di ceramica contemporanea. Abbiamo creato l'asinello, uno dei simboli tipici della costiera amalfitana, in una maniera particolare. Sono già dieci anni che realizziamo oggetti tradizionali in versione rivisitata.
Anche il nostro piatto, la brocca, oggetti classici della ceramica, vengono rappresentati in una maniera non ordinaria ed inconsueta.
Spiegheresti ai nostri lettori se ci sono opere che ti emozionano più delle altre?
In verità mi emozionano due opere e ovviamente, per chi avrà avuto la possibilità di osservare da vicino, si tratta delle due opere che ho collocato all'ingresso della mostra. Si tratta dei due tuffatori dei quali invito ad osservare la tecnica, la prospettiva che è stata data al taglio in diagonale. I due tuffatori si lanciano nel nulla ma l’angolazione data ai soggetti rappresentati mi emoziona moltissimo, quasi me fa uscì pazzo! La prospettiva delle mani tese, la simmetria, la tensione che si percepisce già dall'osservazione del dipinto mi piace moltissimo. Per quanto riguarda i soggetti dipinti non saprei dire se ho rappresentato più uomini o donne perché non è quello che mi interessa. Durante lo svolgersi della mia attività quello che mi appassiona è lo studio della struttura, l'equilibrio della simmetria, del taglio dei quadri.




 Hai delle modelle o modelli?
No, io non ho dei modelli o delle modelle. Per questi soggetti mi sono ispirato a delle fotografie degli anni ‘80 ed alcune degli anni ‘40. In pratica modelli dal vivo io non ne ho e non mi porta alcuna difficoltà perché occupandomi anche di scultura dell'argilla, per me è molto più facile poter dipingere la figura umana senza avere la necessità del riferimenti, come sopra dicevo, in quanto già abituato a lavorare sulla tridimensionalità delle figure. Non ho bisogno, quindi, del modello intorno al quale girare per poter dare la forma e la profondità al dipinto sulla tela




 Sui tuoi dipinti non mi sembra di vedere la tua firma né vedo indicazioni sull’ipotetico nome per ognuno di essi. Come si spiega?
Sì, dici bene. i miei quadri non hanno la mia firma né tantomeno un nome. Non che non mi piacciano i titoli, ma in questo periodo preferisco la libera interpretazione.
Quindi se qualcuno si volesse interessare ad una tua opera e richiederla o citarla come preferiresti che la identificasse?
Ritengo che, molto semplicemente, potrebbe inviarmi la foto dell’opera che gli interessa, un modo come un altro per adoperare la tecnologia del nostro tempo.
E per quanto riguarda la tecnica pittorica che cosa ci potresti riferire?
Eseguo il mio lavoro su tela, con acrilico e olio a base d'acqua. Parto da un fondo di gesso come si lavorava una volta, poi eseguo la quadratura del lavoro ed infine l’acrilico e l’olio, opportunamente miscelati. Non eseguo finitura né altro. Diciamo che questa è la tecnica classica dei giovani artisti contemporanei.




Che cosa noti nel pubblico che entra qui? Che cosa osservi sui loro volti e quali sono le loro reazioni?
Sui volti del pubblico che entrano in queste sale quello che osservo è la serietà con la quale si aggirano tra i dipinti. A volte sembra che entrino con lo stesso atteggiamento di rispetto che si assume entrando in una chiesa  e questo è un fatto che ritengo molto positivo nel senso che quando entri in un luogo e hai una specie di “timore” vuol dire che in quel momento le opere ti stanno comunicando qualcosa che di certo è profondo.
Hai già in programma una prossima esposizione?
Alcuni di questi lavori che sono esposti qui a Palazzo Mezzacapo andranno a breve a Minori laddove gestisco il laboratorio di ceramica al di sopra del quale c'è uno Showroom. A novembre, invece, ci sarà una mostra antologica a Roma perché, oltre a dipingere, svolgo molte altre attività. Infatti non lavoro solamente sulle opere figurative ma anche su opere concettuali.




 Mi faresti un esempio?
Faccio tutto un discorso di sculture sulla stratificazione, partecipo a collezioni private di persone laddove si parla della razionalità dell’arte che è un discorso abbastanza complicato e lavoro anche su un tipo di scultura molto razionale laddove si utilizzano vari materiali e realizzo  simmetrie che, più che da spiegare, sarebbero da vedere.
Con questo invito alla curiosità, all’esplorazione, al “vedere” le ulteriori opere dell’artista di cui oggi scriviamo e leggiamo, lo ringraziamo per la disponibilità offerta e riportiamo, di seguito, alcuni link per i lettori che permetteranno un approfondimento sulle caratteristiche poliedriche del nostro intervistato a cui auguriamo una lunga serie di successi.

www.pepeart.it
www.artistaitaliano.it
www.palermogiuseppe.it
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