Ritorniamo a te, si parlava di luoghi del cuore e, ovviamente, uno di questi non può non essere la propria dimora. Martiniello ha scelto un luogo abbandonato, rimasto vuoto per circa novant’anni, riportandolo a nuova vita attraverso un processo di ristrutturazione e di riconversione degli ambienti che descrive per i nostri lettori
È stato bello trovare uno spazio come questo in un immobile della seconda metà del ‘700, con una spazialità contemporanea. Bene si è adatta alle mie esigenze di vita personale perché una parta è la mia casa ed al lavoro.
In realtà tutto il palazzo fa parte dell'ampliamento Aragonese Il Settecento. Nel Settecento, quando fu bonificata via Foria, che era un canalone e i ricchi borghesi Iniziarono a costruire i primi edifici di “speculazione“. Quindi le famiglie costruivano interi immobili, anche con i giardini, ma erano comunque ediffici borghesi, senza piani nobili. Uno di essi fu il palazzo dove ci troviamo. Apparteneva alla famiglia Ruffo di Castelcicala da Nola che lo costruì per la sua famiglia. Con il dopoguerra gli edifici diventarono tutte fabbriche. Su via Foria e via Carbonara fiorirono attività come guantai, fabbriche di scarpe, pellami in genere grazie a tutto il nostro sapere meraviglioso. Negli anni ‘80 Le fabbriche furono delocalizzate in aree industriali, i palazzi vennero di nuovo abitati. Questo appartamento fu restaurato nell'Ottocento con le decorazioni che vedi ed era grandissimo, praticamente prendeva tre palazzi.
Negli anni ‘50 diventò anche una fabbrica. Le sale dove mi trovo io oggi divennero il deposito di tutti gli arredi degli appartamenti circostanti. Qui a fianco c'era una scuola ed anche una fabbrica di scarpe. L’appartamento fu usato poi come cava. Sono state prese le cose più belle, come un pavimento, delle porte. Diciamo pure che allora si usava. Quindi l'appartamento è stato un po' spogliato delle sue cose. Se osservi bene qui per terra non c'è il pavimento originale che era stato portato via ma uno di legno industriale che ho poggiato io, mancavano gli impianti elettrici e idrici. Quando lo vidi capii che era mio, era il mio spazio e nonostante abbia questa sorta di classicità è uno spazio super contemporaneo, vedi la biblioteca, ha un volume che sembra una fabbrica, sembra quasi uno spazio industriale e quando lo vidi tutto “sgarrupato” pensai che non sapevo ancora come fare ma di certo sarebbe stato mio e che, per lo meno, ne avrei fatto il mio studio. Così iniziai l'opera di restauro. Ho impiegato quasi un anno lavorandoci anche io personalmente con i miei amici restauratori. Ripeto che qui non c'era nulla, mancavano i bagni gli impianti, c’era da conservare, c'era da restaurare e feci fare tutto dai miei amici restauratori ed è il luogo dove mi piace stare ed è anche fornito di una buona esposizione perché quando si costruiva, in tempi antichi, si era molto attenti a rendere l'ambiente salubre, a costruire case sane e questa casa lo è. Può sembrare strano ma è calda d'inverno è fresca d'estate e non si sentono i rumori della strada, pur affacciandosi su una strada trafficata come via Foria. Qui ho ricevuto tanti miei amici ed è passata tanta gente.