- Quali sono i documenti che ritiene più interessanti e che potrebbe mostrarci?
Vi mostro il documento più antico in nostro possesso, risalente al 792.
È redatto su pergamena, una superficie per scrittura derivante dallo scuoiamento di animali le cui pelli venivano raschiate, pressate, lavorate con la calce per dare solidità e poi messe ad asciugare nel luogo accennato prima, più arieggiato, cioè lo “ scriptorium”. Il documento è un atto privato, un atto di matrimonio che si trova qui a causa del dominio che la Badia esercitava sul territorio, sulle chiese e sulle parrocchie in esso contenute e, di conseguenza, giunge qui proveniente da un archivio parrocchiale. Il testo è particolare perché ci sono parole scritte per esteso ma ce ne sono altre abbreviate, a volte tagliate, necessità dovute proprio al tempo da impiegare per la scrittura del testo nel senso che chi scriveva l’atto lo faceva non era ancora comparsa. Ciò che rendeva valido l'atto era non il redattore, che aveva il solo ruolo di “estensore” ma la presenza dei testimoni. Trattasi di un documento scritto in lingua latina con scrittura corsiva, il carattere da cui deriverà la beneventana,così’ chiamata dai Langobardi venuti dal Nord che si sono spinti fino al Ducato di Benevento, laddove si sono fermati e da cui ha inizio la diffusione della scrittura nei centri benedettini.
Chi ha studiato la pergamena, ha rilevato che è il documento stato sottoscritto alla presenza di testimoni. E’ stato possibile rilevare anche i nomi degli sposi: Alderisio di Forino, provincia di Avellino, e Contruda di Nocera .
Viene attestato il ”MORGENGABE” cioè il “dono del mattino” che , secondo il Diritto longobardo, lo sposo doveva alla sposa il mattino del giorno dopo l’avvenuto matrimonio, consistente in un quarto dei propri beni .
Tra gli atti custoditi annoveriamo il diploma con il quale i Principi di Salerno, Guaimario III e Guaimario IV, donarono alla nascente comunità la zona boschiva e le terre coltivate tutte intorno alla grotta Arsicia, tra il fiume Selano e i due rigagnoli suoi affluenti Sassovivo e Giungolo. Con lo stesso atto fu conferita alla comunità monastica, tra gli altri privilegi, l'esenzione dalle imposte e la libera designazione degli abati da parte del predecessore o, per elezione, dalla comunità stessa.
Ed ancora, un documento del 1035 con la donazione della chiesa di San Michele di Olevano sul Tusciano, una bolla papale con la quale,nel1089, viene concesso alla Badia di non essere soggetta alla Diocesi locale ma alla Santa Sede.
Abbiamo poi un più documento più solenne, del 1131, dovuto a Ruggero II di Sicilia il quale, a seguito della sua incoronazione, dona all’abate Marino, in carica all'epoca, la chiesa di San Michele in Petraria. Ed ancora Ruggero, in seguito alla morte della sua consorte Sibilla, dona l’ambone cosmatesco. Nel documento si vede la particolarità della sua firma in greco ma la caratteristica ancora più specifica e inusitata per il tempo, era il sigillo d’oro che, a differenza di quello in cera, era legato alla pergamena con un filo di canapa. Sul recto vediamo Ruggero II, sul verso il Cristo pantocratore, diverso da quello presente in Sant’Apollinare a Ravenna o in quello del Molise dove viene rappresentato in piedi. In questo sigillo, invece, il Cristo è seduto in trono.