The Capri Times





















































Originale ed imprevedibile: l'arte di Evelina Botta Orlov nella Vietri degli anni '40

























  • Michail Talalay 
  • Caterina Marina Anselmo 
  • Foto Natalya Galkina Novi
Marzo, 2024

Era un pomeriggio di dicembre 2021, quando la nostra fotografa Natalia, aggirandosi tra i vicoli di Vietri sul mare, si imbatté in un cartello segnaletico con indicazione Villa Orlov. Quel cognome, appartenente ad una grande famiglia russa, ha destato in lei, una grande meraviglia e curiosità di capire e scoprire non solo dove conducesse quel cartello ma soprattutto scoprire perché Orlov. Di qui le prime osservazioni, indagini e scoperte.
Seguendo il vialetto, il cartello conduce ad una villa circondata da giardini curatissimi adibiti a location per cerimonie. Un terrazzo verde sul mare da cui si gode un panorama sorprendente.
Comincia così una ricerca di possibili fonti, dalle prime testimonianze dei residenti vietresi fino agli archivi storici che hanno fornito alcune risposte che hanno permesso di ricostruire la presenza e la personalità di chi ha abitato la Villa e di cui oggi si rischia di perderne la memoria. Ed è per evitare quella che sarebbe una grande perdita non solo per la comunità locale ma anche per la comunità italo/russa che ci accingiamo a “Narrare per ricordare…” un personaggio particolare che ha vissuto tra Russia, Belgio ed Italia. Pochi anni, gli ultimi della sua vita, trascorsi a Vietri sul mare, dove si è dedicata all’ arte della pittura.
Ad oggi quasi sconosciuta, intendiamo riportare alla luce, in una sorta di riconoscimento postumo, un personaggio insolito, a volte stravagante ed estroso, dotato di capacità artistica. Evelina Botta in Orlov, una donna che, come si può evincere da un dossier quasi ‘poliziesco’ ritrovato in un archivio belga, nasce in Russia nel 1879 e muore a Vietri sul Mare nel 1949, ha trascorso pochi anni nel Comune di Vietri sul Mare particolarmente interessanti. Pertanto, riteniamo che la presenza di un’artista russa in territorio vietrese, non può e non deve cadere nell’oblio. Ed ecco che ci accingiamo ad una ‘ricerca’ tra le fonti di informazione che vanno dalle testimonianze orali ancora possibili allo studio d’archivio, passando per i luoghi che l’hanno accolta tra Vietri e Salerno, la sua ‘casa per villeggiatura’ a picco sul mare e le dimore degli amici di un tempo.




Evelina Botta Orlov
Ritratto di donna

PRIMI CONTRIBUTI

DEL PERCORSO DI RICERCA E DI SCOPERTA

Cominciò così, domandando un po’ qui e un po’ là, a chi si potesse riferire quel cognome. Da prime testimonianze basate solo su quanto i locali ricordavano per ‘sentito dire’, per usare un'espressione tipica, cominciò a delinearsi la figura di una presunta ‘contessa Orlov’ che aveva abitato la villa alla fine della citata attuale Via Tajani, di cui non si sapeva indicare il periodo, ma si ipotizzava prima degli anni cinquanta. Un primo contributo positivo pervenne da Margherita Spinazzola, conosciuta per caso durante una manifestazione culturale presso l’Aula Consiliare del Comune di Vietri, fu attratta dalle domande sull’argomento che rivolgevamo al pubblico presente. Ricordava di una russa, citata nel libro dell’arch. Antonio Forcellino dal titolo La ceramica sugli scogli, amica della nota ceramista Flora Haag Melamerson, che, per matrimonio, era da ricondurre ad uno dei funzionari della Fabbrica chimica Solvay.
Una piccola ma importante traccia che ha portato a ricerche nel Web nel quale, solo tempo dopo, ho reperito un libro scritto in lingua francese, edito ed introdotto da Michel Accarain, dal titolo “La société Lubimoff, Solvay et C.”, nel quale vengono narrate le vicende della nota Fabbrica, viste attraverso i suoi ingegneri, Vladimir Orlov padre e Vladimir Orlov figlio.
Di Vladimir figlio, si legge che “avait epousé entre temps la fille du Consul d’Italie a Moscou, Evelina Botta, qui était à demi russe par sa mère”. E veniamo al punto per noi di massimo interesse: “En fevrier 1938 W. Orlow se rendit acquéreur d’une 'propriété à Vietri sul Mare près de Salerne… Cet achat était lié à la décision des époux Orlow-Botta de se separer. Evelina Botta vécut alors à Vietri, où elle décéda peu après la guerre. Elle y exerçait ses talents d'artiste peintre. C'était une femme très originale, don’t le tempérament imprévisible se conciliait mal avec celui de son mari…” Nello stesso anno Vladimir si ritira ad Ixelles (Bruxelles) lasciando la villa per la consorte Evelina dalla quale, a dispetto delle voci, non aveva mai divorziato.
Si comincia così a delineare un primo profilo di Evelina che, ci auguriamo, con la continuazione delle nostre indagini, possa arricchirsi di dettagli per completarne la biografia.
La sua storia nasce in Russia nel 1879, figlia di Augusto, vice Console italiano a Mosca, e di Helene Popoff. Nel 1920 sposa Vladimir Orlov, ingegnere meccanico assegnato nel 1922 alla direzione Commerciale della “Solvay et Cie” in Italia.
Evelina accompagna e segue suo marito, impegnato negli stabilimenti delle fabbriche. Dalla Russia si trasferisce in Belgio, poi in Italia dove si alterna tra Genova, Firenze e, sembra, Milano. Successivamente ritorna in Belgio ed infine, nel 1938, si trasferisce definitivamente in Italia, lontana da Vladimir che risiederà, invece, a Bruxelles.
Trascorre poco più di un decennio nella villa precedentemente denominata “Concilio”, sita in Via Tajani, che nel 1938 Vladimir aveva acquistato per lei.
La domanda iniziale di Natalia allora ha finalmente una risposta: la Villa denominata Orlov è così appellata, in onore dell’ingegnere russo che la acquistò nel 1938, quando era ancora “Villa Concilio”.
È quì che Evelina trascorre gli ultimi undici anni della sua vita. Un periodo breve, nel piccolo paese costiero, sicuramente intenso e presumiamo anche sofferto, tenuto conto degli eventi bellici che hanno caratterizzato il periodo.




Evelina Botta Orlov
Un ramo. Dettaglio

EMERGONO I PRIMI TRATTI DI UNA PERSONALITA’

ORIGINALE ED ANTICONFORMISTA

Definita originale e dal temperamento imprevedibile, viene spontaneo domandarsi: Come era Evelina? Come trascorreva le sue giornate? Quali erano i suoi interessi? Quali erano i rapporti con i residenti? Come ha vissuto in quegli anni, priva di affetti familiari?
Non abbiamo le risposte a tutte le domande. Tuttavia, grazie alle testimonianze raccolte tra chi la ricorda, pochi in verità, e tra chi riferisce simpatici epiteti che la definiscono “contessa”, “ballerina”, “nobile altezzosa “, “solitaria” “con strane manie”, “modesta”, “riservata”, “estrosa”, finalmente perviene un'interessantissima testimonianza di chi l’ha effettivamente conosciuta negli anni vietresi.
A questo punto della narrazione occorre ringraziare il prof. Aniello Tesauro che, in qualità di “mandante” presso l’abitazione della famiglia Centola di Salerno, ci ha permesso di raccogliere dalla voce dell’architetto Bruno, il prezioso contributo, di chi ha conosciuto la nostra Evelina.




Evelina Botta Orlov
Ritratto di donna

LA TESTIMONIANZA DELL’ARCHITETTO BRUNO CENTOLA

La signora Orloff, era conosciuta con questo nome ma in realtà si chiamava Evelina Botta. La ricordo nella seconda metà degli anni 40 del secolo scorso, ero un ragazzino. Molto amica di mia madre, Emanuela Santoro Centola, più giovane di lei di qualche anno, frequentava molto spesso la nostra casa di Salerno,
Il mio ricordo è vivido, era un personaggio particolare, diversa dalle solite persone che frequentavano la casa, molto originale: vestiva in maniera straordinaria, con abiti colorati , svolazzanti e lunghe gonne fluenti. Calzava sempre scarpe da ginnastica “Superga”, all’epoca nessuno come lei. Andavamo spesso a trovarla nella sua casa-studio di Vietri, ho poi saputo donata dal marito al momento della separazione. Ricordo bene il caratteristico piano terra, un vano circolare, ingombro di quadri, cavalletti e tavoli. Evelina era un’artista, una pittrice e viveva a Vietri, in una piccola casa in un grande parco verde. La struttura era nel mio ricordo una vecchia costruzione-torre di guardia, un po' malmessa, sul ciglio di una rupe affacciata sulla Marina di Vietri e sul grande mare. Dallo studio si accedeva al piano superiore, una camera da letto piccolissima e poco altro.
Quando con la vecchia auto di famiglia dei i miei genitori andavamo a Vietri, entravamo da un antico cancello in un grande giardino, sorvegliato da due grossi alani che mi incutevano molto timore. Quando si alzavano sulle zampe posteriori, credo per salutarmi, erano più alti di me e provavo un grande spavento. Spesso, con le sue ‘strane’ scarpe bianche veniva a piedi da Vietri nella nostra casa di Salerno per pranzare con tutti noi, a tavola eravamo sempre tanti, tra fratelli e sorelle, genitori e nonna e qualche amico. Per molti anni ci frequentammo assiduamente e ricordo che mi appariva, anche da ragazzino e poi più grande, donna molto interessante, con i miei genitori spesso parlava in francese, ritengo per evitare che altri potessero capire qualche chiacchera di troppo….
Spesso andavano a Vietri a casa sua e trovavamo altre persone, alcune conosciute dai miei, grandi chiacchiere, capivo poco, in seguito ho realizzato fosse una sorta di “salotto” di intellettuali che si riunivano spesso, molti da Salerno. L’amicizia con tutti noi si rafforzò molto negli anni, mio padre ingegnere l’aiutava molto nelle sue cose: Evelina era oramai diventata una di famiglia…
La sua scomparsa fu un grave lutto per noi tutti e ho poi appreso che sua erede, ritengo universale, fu mia madre. Dopo qualche tempo in casa arrivò, credo quasi tutto il contenuto della sua casa, in verità pochi mobili ma moltissimi dipinti che lei aveva in casa, compreso il cavalletto e centinaia di tubetti di colore che sono stati usati dalle mie sorelle che dipingevano ma anche da me più grandicello. Inoltre oggetti strani, carte e cartoni in quantità, molti con schizzi e strani disegni.
Quando la casa è stata sgombrata, abbiamo accatastato inizialmente tutto in una nostra soffitta, qualche quadro già incorniciato in casa, ma la sorpresa fu che in grandi rotoli abbiamo ritrovato decine e decine di tele dipinte. Nel corso degli anni le mie sorelle più grandi, che nel frattempo si erano sposate, portarono nelle loro case qualche mobile e molte tele che incorniciavano. Erano tutti quadri di grande formato che oggi valuto anche di ottima fattura e che ancora sono nelle case di tutti i familiari e discendenti.




Evelina Botta Orlov
Il giardino della dimora di Evelina
La scoperta più eclatante toccò a me farla negli anni “60 quando, penultimo dei fratelli, mi sposai e con Marina misi casa a Salerno, nello stesso antico palazzo Centola. Seguendo la consuetudine familiare, prelevai nelle soffitte tutto quello che era rimasto di Evelina, e in due grandi pacchi decine di tele arrotolate. In uno dei pacchi, ben sigillato, quello che per me e tutti i familiari fu una grande sorpresa…la produzione di dipinti ‘osé’, nudi vari, tutti di piccolo formato, donne, uomini di ogni età e ceto. Erano persone, per lei soggetti interessantissimi, di varia umanità, che lei evidentemente incontrava a Vietri e che potava a casa per ritrarli. Era evidentemente la sua collezione ‘privata’ che i miei cattolicissimi genitori avevano voluto preservare per i componenti giovani i della famiglia, ma in realtà fu l’ultimo grande regalo di Evelina, a venti anni dalla sua scomparsa, soprattutto per me che li ho ritrovati.
Evelina con i suoi quadri è ancora presente in tutta la famiglia e in quelle dei discendenti, oggi a Salerno, a Napoli, a Roma, a Milano a Londra e perfino a Singapore… Sono tutti di grande qualità, come da adulto ho potuto riscontrare con amici e conoscenti e sono anche il maggior suo collezionista, perché gran parte della sua produzione, quella soprattutto di grande formato e quella ‘particolare’ è ancora nella mia casa. Voglio soprattutto ricordare due suoi grandi autoritratti da cui si scopre l’aspetto fisico di Evelina, con l’interessante enigmatico volto e i grandi occhi profondi.
Siamo stati anche in grado di verificare la qualità e della sua pittura, colori forti e pennellate decise, presumibilmente aveva studiato il post – impressionismo. Che avesse studiato pittura è certo, a giudicare dai molti disegni che abbiamo ritrovato, alcuni di diversa fattura e presumibilmente attribuibili a antichi suoi maestri che avevano voluto regalare un ricordo.
Chi scrive ha anche la fortuna di avere un grande dipinto a olio che raffigura il parco della villa, un documento importante della Vietri degli anni ’40.
Dopo la sua scomparsa e fino alla scomparsa anche dei miei genitori, anni ’80, a ogni anniversario li accompagnavo al cimitero di Vietri, a Dragonea, alla sua ultima dimora, una tomba con una piccola lapide su cui era incisa una sua parola, come ritengo lei abbia disposto: Evelina.
Con mia nipote Franca D’Agostino abbiamo tentato di renderle un omaggio postumo, raccogliendo i suoi quadri sparsi soprattutto in Italia, per esporli in una grande mostra. Franca ha svolto un lungo lavoro di fotografie dei suoi lavori e abbiamo contattato critici per organizzare una mostra a Salerno, ma non è stato possibile realizzarla. Da qualche studioso qualificato, che ha potuto vedere molti dei quadri mi è stato proposto di pubblicare una sua monografia, cosa che potrò fare se avrò il tempo…




Il letto di Evelina Botta Orlov

LA PAROLA A…

  • Sono Franca D’Agostino, una dei nipoti di Emanuelita Santoro Centola, grande amica di Evelina. Avrei voluto ricostruire la sua storia e quella della sua pittura attraverso i ricordi di mia madre Elisabetta Centola e di sua sorella Paola, che hanno avuto modo di frequentarla, per raccogliere i quadri per un omaggio con una mostra a Vietri o a Salerno. Ho soltanto fotografato molti dei dipinti disponibili e ho fatto tentativi con critici d’arte e autorità, ma non sono riuscita nel mio intento. Sono molto interessata a conoscere l’esito delle ricerche in corso e partecipare alla pubblicazione di una monografia che Bruno mi dice desidera pubblicare.
  • Mirko (Mirkò) Guida, di famiglia vietrese: ricordo che, da bambino, mia nonna Amalia Costabile, classe 1916, raccontava spesso di aver posato per la pittrice Orlov per l’anatomia delle mani che trasferiva su tela.
  • Rosanna Gisolfi (madre di Mirkò): ho sentito spesso mia madre Amalia raccontare delle sue “bellissime mani”, talmente belle che la pittrice Orlov le voleva sempre dipingere. Ne parlava con orgoglio e probabilmente abbiamo trascurato un dettaglio che di certo per lei è stato importante. Purtroppo non siamo abituati ad un buon ascolto di quanto ci viene riferito e spesso si trascurano dettagli che con il tempo si rivelano importanti e ricchi di interesse. Come pure ritengo interessante e curioso il fatto che Evelina dormisse con la pistola sotto il cuscino e una bara sistemata sotto il letto. Non saprei riferire i motivi di queste abitudini.




Evelina in Belgio, anni '30.
Foto dall'Archivio della Questura di Bruxelles
Come i lettori hanno avuto modo di comprendere, Evelina Botta in Orlov è stata davvero un personaggio ‘originale’ nella Vietri degli anni ’40. Nella ricostruzione della biografia sono numerosissimi i tasselli mancanti. Possiamo definire questo articolo una “prima puntata” della vita della nostra pittrice, un primo passo per riportarla alla memoria. Nel frattempo ci attende lo studio del dossier ‘poliziesco’, reperito in Belgio (tramite un aiuto importantissimo di Nadiejda Lecomte) grazie alle ricerche di Michail Talalay e di altre fonti ancora oggetto di traduzione dalla lingua russa, nonché ulteriori indagini negli archivi delle città italiane ed europee dove ha vissuto e per raggiungere le quali il marito Vladimir viaggiava “avec sa femme”.
Per quanto riguarda il periodo vietrese, la immaginiamo tra tele, pennelli e colori, vestita di abiti svolazzanti, a ritrarre modelli ‘eccentrici’, come riferiva un testimone vietrese. Di certo è stata impegnata in un circolo culturale con intellettuali locali, nonché con Agenti diplomatici e Ministri che durante il periodo della guerra, sono stati ospiti a Villa Orlov.




Evelina Botta Orlov
Ritratto di donna
Evelina Botta, gravemente malata, dopo aver ricevuto i sacramenti cattolici, lascia questa terra il 21/12/1949 e riposa nel cimitero di Benincasa. Fino a pochi anni fa sulla piccola lapide era riportato solamente il suo nome Evelina. Solo quando sono stati eseguiti dei lavori di ripristino ed è stata sostituita con una lastra marmorea semplicemente poggiata sul terreno, su di essa è stato aggiunto il cognome: non una data, non una dedica. Stiamo ancora tentando di capire chi abbia commissionato i lavori di ripristino. Resta anche da chiarire il perché della difformità tra la data del decesso comunicata dai testimoni al Comune di Vietri e la data riportata, invece, sul registro parrocchiale della Chiesa di San Giovanni, un ulteriore motivo che ci spinge a continuare gli studi su di una donna sicuramente ‘unica’ nel Comune di Vietri, o almeno tra le poche che, all’epoca, hanno infranto le regole e le barriere imposte dalle convenzioni sociali!
Prima di concludere questa prima ‘puntata’ della storia di Evelina Botta in Orlov, invitiamo i lettori, in possesso di riferimenti, ricordi, aneddoti e possibili testimonianze, a contattarci per contribuire alla ricostruzione della biografia, con particolare riferimento al periodo trascorso in Campania.
È possibile contattare la Redazione all’indirizzo di posta elettronica o tramite la messaggeria di Facebook e Istagram.

Caterina Marina Anselmo e Michail Talalay

Tutte le foto e le opere d'arte sono pubblicate per la prima volta
Si ringraziano: il parroco Don Mario Masullo per la consultazione dei Registi del 1949.
L'ing. Aniello Ragone per la consultazione dei Registri presso l'Archivio di Stato di Salerno
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