Cominciò così, domandando un po’ qui e un po’ là, a chi si potesse riferire quel cognome. Da prime testimonianze basate solo su quanto i locali ricordavano per ‘sentito dire’, per usare un'espressione tipica, cominciò a delinearsi la figura di una presunta ‘contessa Orlov’ che aveva abitato la villa alla fine della citata attuale Via Tajani, di cui non si sapeva indicare il periodo, ma si ipotizzava prima degli anni cinquanta. Un primo contributo positivo pervenne da Margherita Spinazzola, conosciuta per caso durante una manifestazione culturale presso l’Aula Consiliare del Comune di Vietri, fu attratta dalle domande sull’argomento che rivolgevamo al pubblico presente. Ricordava di una russa, citata nel libro dell’arch. Antonio Forcellino dal titolo La ceramica sugli scogli, amica della nota ceramista Flora Haag Melamerson, che, per matrimonio, era da ricondurre ad uno dei funzionari della Fabbrica chimica Solvay.
Una piccola ma importante traccia che ha portato a ricerche nel Web nel quale, solo tempo dopo, ho reperito un libro scritto in lingua francese, edito ed introdotto da Michel Accarain, dal titolo “La société Lubimoff, Solvay et C.”, nel quale vengono narrate le vicende della nota Fabbrica, viste attraverso i suoi ingegneri, Vladimir Orlov padre e Vladimir Orlov figlio.
Di Vladimir figlio, si legge che “avait epousé entre temps la fille du Consul d’Italie a Moscou, Evelina Botta, qui était à demi russe par sa mère”. E veniamo al punto per noi di massimo interesse: “En fevrier 1938 W. Orlow se rendit acquéreur d’une 'propriété à Vietri sul Mare près de Salerne… Cet achat était lié à la décision des époux Orlow-Botta de se separer. Evelina Botta vécut alors à Vietri, où elle décéda peu après la guerre. Elle y exerçait ses talents d'artiste peintre. C'était une femme très originale, don’t le tempérament imprévisible se conciliait mal avec celui de son mari…” Nello stesso anno Vladimir si ritira ad Ixelles (Bruxelles) lasciando la villa per la consorte Evelina dalla quale, a dispetto delle voci, non aveva mai divorziato.
Si comincia così a delineare un primo profilo di Evelina che, ci auguriamo, con la continuazione delle nostre indagini, possa arricchirsi di dettagli per completarne la biografia.
La sua storia nasce in Russia nel 1879, figlia di Augusto, vice Console italiano a Mosca, e di Helene Popoff. Nel 1920 sposa Vladimir Orlov, ingegnere meccanico assegnato nel 1922 alla direzione Commerciale della “Solvay et Cie” in Italia.
Evelina accompagna e segue suo marito, impegnato negli stabilimenti delle fabbriche. Dalla Russia si trasferisce in Belgio, poi in Italia dove si alterna tra Genova, Firenze e, sembra, Milano. Successivamente ritorna in Belgio ed infine, nel 1938, si trasferisce definitivamente in Italia, lontana da Vladimir che risiederà, invece, a Bruxelles.
Trascorre poco più di un decennio nella villa precedentemente denominata “Concilio”, sita in Via Tajani, che nel 1938 Vladimir aveva acquistato per lei.
La domanda iniziale di Natalia allora ha finalmente una risposta: la Villa denominata Orlov è così appellata, in onore dell’ingegnere russo che la acquistò nel 1938, quando era ancora “Villa Concilio”.
È quì che Evelina trascorre gli ultimi undici anni della sua vita. Un periodo breve, nel piccolo paese costiero, sicuramente intenso e presumiamo anche sofferto, tenuto conto degli eventi bellici che hanno caratterizzato il periodo.